Una «impresa familiare» per i furti in appartamento

Arrestate quattro persone legate fra loro da stretti rapporti di parentela I colpi fra val di Sole, Fassa e Primiero a bordo di macchine prese a noleggio



TRENTO. Un’impresa familiare che vedeva impiegati padre, figlio, zio e cugino. Con un’attività in comune che li ha portati, però, in carcere. Eh sì, perché il «lavoro» del quartetto era quello di mettere a segno furti in appartamento. O meglio questa è l’accusa con la quale i carabinieri della compagnia di Cles hanno arrestato - su ordine di custodia che li obbliga ai domiciliari - alcuni membri della famiglia Ferrari, una delle storiche famiglie nomadi di Bolzano. Si tratta di Gabriele, 54 anni, padre di Michele, 27 anni (l’unico incensurato del gruppo), e fratello di Hermes, 49 anni, e del cugino di Michele, Kebir di 38 anni. E sarebbero loro ad avere messo a segno due furti e altrettanti tentati furti in mezzo Trentino. Si va da Ossana per passare a Canazei e per terminare a Fiera di Primiero e a San Martino di Castrozza. Le indagini dell’Arma erano partite dal colpo - fallito - di Ossana grazie alle telecamere che avevano ripreso una macchina che poteva essere interessante. Un fotogramma aveva permesso - ha spiegato ieri nel corso della conferenza stampa il comandante di Cles, il capitano Nunzio Stanco - di individuare la targa. Che corrispondeva ad una macchina presa a noleggio da Michele Ferrari. Scelta probabilmente non casuale visto che era l’unico del gruppo a non essere noto dalle forze dell’ordine. Sono quindi iniziati controlli incrociati e poi le verifiche certosine su decine di video che immortalavano le scorribande di vari ladri in mezzo e più Trentino. Fino ad ora sono quattro gli episodi che vengono contestati ai quattro. In un in particolare ci sono le riprese interne, quelle delle telecamere dell’appartamento preso di mira, che hanno inquadrato anche un ragazzo - l’ipotesi dell’accusa è che si tratti di Michele - con uno zaino arancione. Che poi è stato trovato nel corso della perquisizione all’interno della casa che il giovane divide con il padre. Cosa rubavano? Tutto quello che riuscivano a portar via e in particolare gioielli e soldi. Erano anche attrezzati con delle mole a disco per affrontare - se ce ne fosse stata la necessità - anche le casseforti.

A quanto apre facevano dei velocissimi sopralluoghi prima dei furti, magari con una settimana o più di anticipo e poi sarebbero tornati a colpire o nelle ore centrali nella mattina o in quelle del pomeriggio, nei momenti, quindi, in cui è più probabile che non ci sia gente in casa. Non avrebbero usato i trapani per vincere le serrature, ma rompevano le finestre anche a forza di calci. E nei colpi che hanno messo a segno hanno anche lasciato le camere da letto a soqquadro, e anche questo, secondo i carabinieri, potrebbe essere considerato un loro marchio di fabbrica. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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