Trento: tre sacramenti e un matrimonio

La giornata particolare dei Kolschi: record di benedizioni, tutte in una notte


Alessandro Maranesi


TRENTO. Per molti trentini, la Pasqua appena trascorsa è stata, oltre ad un'occasione di vacanza, anche un momento di forte spiritualità religiosa. In pochi, però, possono vantare il primato della famiglia Kolshi, di origine albanese che da sette anni abita in Trentino, composta da papà Aleksander, mamma Valbona e dalle figli Risila ed Ersa di 10 e 7 anni.
La sera di sabato scorso, vigilia di Pasqua, i Kolshi hanno, infatti, battezzato la più piccola della famiglia, mentre padre e madre hanno ricevuto battesimo, comunione e cresima. Senza contare che proprio il 23 aprile Ersa compiva anche gli anni.
Non contenti, Aleksander e Valbona hanno pure deciso, nella stessa sera, di sposarsi anche con matrimonio di rito religioso, visto che fino a quel momento erano sposati solo civilmente. Il tutto in un'unica cerimonia.
Merito della serata catecumenale che ha visto protagoniste diverse decine di persone in tutto il Trentino, che ha permesso a tanti fedeli di ricevere tutti i sacramenti in una sola serata.
La famiglia proveniente dal piccolo centro albanese di Rrëshen fa però davvero storia a sé perché, in quello che si potrebbe ironicamente intendere come un momento di spiritualità da catena di montaggio, c'è invece lo spaccato di un'integrazione riuscita. Così riuscita che i nostri protagonisti rispondono alle domande con un accento che ricorda più quello delle Alpi trentine che di quelle Dinariche albanesi.
Partiti dalla terra delle aquile nel gennaio 2004 su una nave, sbarcati in Italia sono saliti su un autobus alla volta di Verona. Lì, ad attenderli per portali a Rovereto, il fratello di Valbona, già in Italia da qualche anno.
Da quel momento in poi una storia di ordinaria clandestinità: due anni e mezzo in un piccolo appartamento da condividere tra più famiglie. Richieste di permessi di soggiorno e mille difficoltà burocratiche da affrontare. Senza contare che, a pochi mesi da quello sbarco, era nata Ersa, il 24 aprile, appunto.
Oggi però i Kolshi non sono solo immigrati regolari: Aleksander ha un lavoro da muratore con un'azienda di Isera (anche se, va detto, nel suo Paese è diplomato al conservatorio), Risila, di 10 anni, è affetta da sindrome di down ma è seguita ed coccolata da tutti, la neobattezzata Ersa oltre che a scuola studia anche danza classica. E la famiglia è talmente amata, che «l'altra sera, alla cerimonia, abbiamo battuto un altro record, oltre a quello "spirituale": c'erano così tanti amici italiani per vederci che in parrocchia si sono stupiti tutti» racconta, col suo accento trentino, Valbona. Una storia eccezionale con una cerimonia veramente eccezionale da tutti i punti di vista.

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