Trento: raccolta porta a porta, viaggio tra i rifiuti cittadini

Per capire come funziona il porta a porta - che tante polemiche ha sollevato negli ultimi mesi - e quali sono i nodi critici, abbiamo girato la città per una mattina insieme all’ingegner Carlo Realis Luc, direttore della Divisione ambiente di Dolomiti Energia


Chiara Bert


TRENTO. C’è chi lascia vicino ai bidoni un televisore rotto e una batteria. Chi abbandona cartoni e borse di residuo. Chi espone gli imballaggi nei giorni sbagliati. La raccolta dei rifiuti è complicata, i grandi condomini sono il nervo scoperto. Solo in ottobre 693 richieste al call center di Dolomiti Energia. Ma nonostante gli intoppi, la grande «macchina» del porta a porta funziona: 102 addetti impegnati sul porta a porta, 56 camion, 39 mezzi speciali, cinque veicoli ecologici a idrogeno in arrivo entro fine anno per addentrarsi nelle strette vie del centro storico.
La raccolta casa per casa è cominciata nell’estate 2007 a Gardolo e Meano, poi, dall’autunno 2008, è stata via via estesa a tutta la città, ultima - il mese scorso - la circoscrizione San Giuseppe-S.Chiara. La differenziata in tre anni è salita dal 50 al 60,8%. Al traguardo del 65% mancano ancora oltre 4 punti percentuali, ma soprattutto occorre ridurre i rifiuti residui prodotti, quelli che finiranno a bruciare nell’inceneritore di cui si è tornati a dibattere proprio in questi giorni: oggi sono circa 200 chili a testa all’anno, dovremmo arrivare a 175.
Per capire come funziona il porta a porta - che tante polemiche ha sollevato negli ultimi mesi - e quali sono i nodi critici, abbiamo girato la città per una mattina insieme all’ingegner Carlo Realis Luc, direttore della Divisione ambiente di Dolomiti Energia.
Ore 11, via Marighetto, Madonna Bianca. Sulla strada, davanti a un condominio, le bottiglie debordano dal bidone del vetro. «Ne serve un altro, l’abbiamo già chiesto ma al call center non risponde mai nessuno», lamenta una residente del caseggiato. Alcuni sacchetti e cartoni giacciono abbandonati alla rinfusa. E un cartello lasciato dagli addetti sul bidone della carta avvisa: «È stato introdotto rifiuto non conforme. Consultare l’opuscolo informativo». Gli operatori della raccolta mettono fino a due avvisi, al terzo si prende contatto con l’amministratore del condominio. Se il problema non si risolve scatta la multa dei vigili. Ne sono già fioccate diverse, al Tridente di Trento Nord più di una.
Il venerdì in Oltrefersina è giorno di raccolta del vetro e davanti alle case i mastelli sono esposti regolarmente. Ore 11.20: via Einaudi, Clarina. Anche qui spunta qualche sacchetto di plastica lasciato a caso vicino ai bidoni. «Questi restano lì - spiega Realis - fino a quando l’amministratore non ci chiama e chiede un intervento a pagamento di pulizia. Per arrivare a quote alte di differenziata serve impegno e responsabilità». Due strade più in là, in via Gandhi, due sacchi blu degli imballaggi leggeri fanno brutta mostra di sè davanti alla chiesa di S.Carlo. Dimenticati? No, messi dopo che il camion era già passato di qui. Gli addetti, richiamati, tornano indietro a riprenderli. «In generale la gente si è abituata ad esporli all’ultimo - assicura Realis - e noi abbiamo rivisto alcuni punti di esposizione, prima erano più visibili oggi più defilati». Alcuni hanno invocato la raccolta notturna ma non si farà: «Trento di notte è abituata al silenzio, i camion farebbero troppo rumore».
Ore 12: via Volta. È una delle zone difficili, basta guardarsi in giro. Nelle isole rifiuti ammucchiati in modo disordinato. Una residente protesta: «È gente che viene da altre case, l’ho vista io». Replica l’autista: «Qui il problema non è del sistema, ma di chi non fa la differenziata». E Realis consiglia: «Chiedete all’amministratore di mettere i bidoni all’interno del cortile e poi faccia una foto dal balcone e chiami i vigili». «Dove ci sono i condomini i problemi sono evidentemente di più. In collina, dove prevalgono le case singole, la percentuale di differenziata è mediamente più alta».
Ci spostiamo a S.Giuseppe, fanalino di coda del porta a porta. Oggi si raccoglie l’organico ma qui e là spuntano (abusivi) i sacchi blu. In via don Sordo compaiono addirittura un vecchio televisore, una batteria e un fusto di vernice. Resteranno lì perché nessuno verrà a raccoglierli. «Il porta a porta non cresce pian piano, è una svolta netta, una volta avviato può migliorare o peggiorare un po’ - spiega Realis - all’inizio c’è sempre una fase di rodaggio con disguidi da affrontare. A Trento l’operazione è riuscita, con 114 mila abitanti siamo la città più grande che ha applicato questo sistema ovunque». Una scommessa partita bene, ma non ancora vinta.

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