Trento Fiere a Riva, espositori furiosi

L’Università vuole il piano interrato dell’immobile per farne un’altra mensa per studenti ed un asilo per i dipendenti


di Daniele Peretti


TRENTO. La città corre il serio rischio di perdere il proprio polo fieristico che in un ambito economico sempre più controllato dalle multinazionali,è uno dei pochi momenti di promozione dell'economia locale. L'università affonda il colpo per portarsi via il piano interrato dei tre sui quali si eleva la palazzina di via Briamasco, con l'intenzione di creare una mensa universitaria ed un asilo riservato ai propri dipendenti. Il terzo piano è già occupato dalla facoltà di infermieristica e quindi lo spazio per le fiere sarebbe ridotto al solo piano terra. Insufficiente per tutte quelle manifestazioni che si articolano su due piani e quindi si finirebbe per chiudere.

L'alternativa alcuni la indicano in un unico polo fieristico a Riva, dove si andrebbe dagli appuntamenti internazionali a quelli locali. Ma gli espositori non ci stanno, giudicano Riva un fallimento annunciato per le fiere locali e contestano gli obiettivi dell'Università: «Un'altra mensa? Ma quante ce sono in città a rappresentare un'idea anni '70? Oggi in tutto il mondo si utilizzano i buoni pasto che fanno anche lavorare gli esercenti del territorio». «Ma chi sono i dipendenti universitari - si parla anche di uno spazio riservato ai soli professori - per aver un asilo privato? Cosa hanno di differente rispetto a tutti gli altri cittadini che si alzano alla mattina presto per portare i figli a scuola?».

A complicare ancora di più la situazione, c'è una delibera della giunta provinciale (la 1560) che stabilisce criteri e modalità per la qualifica delle manifestazioni fieristiche e che di fatto declassificherebbe le fiere trentine in mercati e mercati tipici, delegittimando così il ruolo di Trento Fiere: «Diciamo che quello che non erano riusciti a fare gli assessori precedenti, è riuscito a Olivi – attacca Milo Marsili della Keep Top di Rovereto – cioè creare un un unico polo fieristico a Riva, sul quale accentrare manifestazioni e contributi, arrivando così all'ennesimo potenziamento di una scelta sbagliata». Perché sbagliata? «Riva è la sede ideale per il nazionale e l'internazionale, ma non per il locale. Ci hanno già provato ed hanno fallito. Ma sono gli stessi espositori che non ci vogliono andare e finirebbero per migrare verso Bolzano o Verona».

Se la sede di via Briamasco viene in parte espropriata, non ci sono delle alternative? «Manca la volontà, non mi si vorrà dire che non esistono possibilità da Mattarello a Lavis? Ma su tutto c'è la delibera provinciale: come si fa a giustificare un investimento per quello che diventa un mercato?». Marsili si era già lamentato dei troppi eventi uguali in date ravvicinate. «È il secondo fronte», commenta. «Da una parte stanno provando a toglierci lo spazio. Dall'altra l'amministrazione ha rinunciato alla selezione e lascia fare tutto. Puntano a svuotare gli eventi. Un esempio? Idea Sposa noi lo proponiamo da 12 anni, improvvisamente sullo stesso tema si tengono altre tre fiere: Nogaredo, Levico e Riva. Noi organizziamo Idea Casa? Bolzano cambia la data tradizionale della Fiera Campionaria, la mette in contemporanea e viene a presentarla a Trento».

Certo indizi pesanti, ma forse poco per parlare di regia? «Guardi, sono anni che sono nel settore e sa cosa le dico? La politica vuole chiudere Trento Fiere o con l'esproprio o svuotando l'esistente per costringere alla vendita. Il perché? Per favorire Riva, che senza concorrenti potrebbe fagocitare il mercato. Così si favorirebbe l'Università compensandola in parte, per un biblioteca decentrata e non servita e un piazzale San Severino che oggi è solo un peso».

Luciano Ducati è l'organizzatore della Fiera dei Minerali che nell'edizione 2014 ha superato i 5 mila visitatori: «Se ci mandano a Riva non andiamo - dice - perché nessuno ci verrebbe. Un conto è arrivare a Trento, un altro andare sul Garda magari partendo dalla Val di Sole».













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