Tremembè, turismo responsabile e non solo

L’onlus nata dall’idea di un gruppo di amici, è cresciuta con una rete di agricoltori e pescatori e il doposcuola per i bimbi


di Annalisa Gerola


TRENTO. «È nata con lo scopo di influenzare il modo di viaggiare» racconta Armando Stefani, uno dei soci fondatori dell’associazione «Tremembè» Onlus di Martignano, di cui oggi è presidente Chiara Ghetta. «Era il 1999 - aggiunge - e allora non si parlava ancora di turismo responsabile». Un turismo che coniuga la curiosità e la voglia di scoperta del viaggiatore con il rispetto della cultura del paese ospitante. «Eravamo un gruppo di amici reduci da un viaggio in Brasile, sulle coste del Cearà, ospiti di Padre Lopes, parroco di Icapuì – ha proseguito. Abbiamo pensato di costruire una struttura per far vivere ad altri viaggiatori l’esperienza di una vacanza responsabile. L’abbiamo realizzata con i nostri fondi. Ritornatati in Italia abbiamo fondato l’associazione e una gemella è stata costituita in Brasile, di cui è presidente Padre Lopes, a cui abbiamo affidato la gestione dell’immobile». È nato così il primo progetto dell’associazione nel villaggio di pescatori di Tremembè. I duemila pernottamenti medi annui, degli ultimi dieci anni, raccontano che i fondatori di avevano visto giusto: la struttura è diventata una realtà importante del paese, senza però scombussolare la vita e gli equilibri della popolazione autoctona. «Il turismo responsabile ha un doppio aspetto: materiale e culturale. Materiale perché valorizza le strutture locali e non le catene internazionali. Dal punto di vita culturale, l’arricchimento è legato ad un approccio dove si mescolano curiosità e rispetto, perché ogni cultura ci può stupire e insegnare qualcosa».

Altro progetto nell’ambito del turismo responsabile è quello della rete Tucum. «Sono stati messi in rete 15 piccoli villaggi di pescatori dello Stato del Cearà”, ha continuato Stefani. Un progetto ambizioso, che intende influenzare e ispirare le linee di sviluppo turistico, nel prossimo decennio, sui 600 chilometri di costa atlantica "Cearense"».

L’importanza di mettersi in rete tra piccoli ritorna anche nei progetti agricoli. «Il progetto Bodega, che significa bottega, ha metto assieme una quarantina di piccoli produttori che vendono i loro prodotti nella capitale». Orti biologici, allevamenti di galline e capre con mangimi naturali nonché vari tipi di produzioni artigianali trovano nella “Bodega” di Aracati, a 50 chilometri da Tremembè, uno sbocco commerciale a prezzi equi per produttori e consumatori, annullando il potere dell'intermediario e ridando fiducia ad intere piccole comunità agricole. Ci sono anche i progetti umanitari, volti ad aiutare i tanti giovani, bambini, ragazzi che non avrebbero altra alternativa che la strada. «Alla periferia della città di Fortaleza – ha proseguito Stefani – abbiamo dato avvio ad un’attività di doposcuola che ha l'obiettivo di supportare il processo di alfabetizzazione e di apprendimento di bambini e bambine in età scolare. Mentre a Aracati c’è il Centro Diurno Pedregal, rivolto ai bambini e adolescenti che vivono nella realtà destrutturata del quartiere, dove sono costretti a misurarsi quotidianamente con i problemi della droga, della prostituzione, dell'incuria e della disgregazione familiare. Il centro offre momenti di formazione che coinvolgono anche le famiglie attraverso attività ludiche come il teatro, la danza, la banda musicale, e di laboratorio con la realizzazione di candele, pittura di magliette e tessuti, ricami». Per saperne di più sulle iniziative o per provare l’esperienza di una vacanza responsabile: www.tremembe.it.

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