«Sui treni regionali le regole del Far West»

Il racconto-denuncia di un capotreno, in Alto Adige da 12 anni, dopo le aggressioni «Decine di stranieri non pagano il biglietto: se non li assecondi è il finimondo»


di Massimiliano Bona


TRENTO. Giuseppe – il nome è di fantasia per tutelarlo da possibili ritorsioni – fa il capotreno in Alto Adige da 12 anni. Ama il suo lavoro, sa di essere una persona mite e pronta al dialogo anche con chi non paga il biglietto, ma da alcuni mesi non si sente più al sicuro. Soprattutto tra Trento e Verona, dove sono stati cancellati - per risparmiare - gran parte dei posti di polizia della Polfer. Le quattro aggressioni subite dai colleghi nelle ultime due settimane - e che hanno indotto la categoria a proclamare uno sciopero per giovedì 7 settembre (l'astensione sarà senza garanzia di treni dalle 9 alle 17 e riguarderà tutti i treni di Trenitalia circolanti tra Brennero e Verona, Bolzano e Merano, Fortezza e San Candido e Trento e Bassano. Sono esclusi dallo sciopero i treni Eurocity da e per Monaco, le freccie da e per Roma e i treni regionali di SAD e Trentino Trasporti) - hanno lasciato il segno.

L’hanno mai presa a calci e pugni?

«Non mi hanno ancora pestato ma sono stato bersaglio di sputi in più occasioni. E non tengo conto delle aggressioni verbali. Rispetto a molti colleghi (un centinaio in tutto nella nostra zona di competenza ndr) sono stato fortunato. Ma sono ugualmente scosso».

Perché?

«Perché sui treni regionali da Bolzano a Verona vale la legge della strada. La stessa che molti passeggeri senza biglietto seguivano anche nei Paesi di provenienza. La mattina sai che inizi il turno ma non sai se quando staccherai sarai riuscito a farla franca un’altra volta...».

L’ultimo episodio che le è capitato?

«L’altro giorno a bordo c’erano due marocchini che non avevano il biglietto. Con le buone ho spiegato loro che dovevo fare il verbale e farli scendere. Mi hanno detto di lasciar perdere perché non c’erano telecamere. Sarebbe rimasto tutto tra me e loro...».

Come è andata a finire?

«Ho aggiunto che c’era un convoglio pieno di passeggeri. Non potevo far finta di nulla. Proprio in quel momento un ragazzo, che seguiva la conversazione, si è fatto avanti e ha preteso regole uguali per tutti. Ho temuto accadesse il finimondo perché i due nordafricani si sono scagliati contro il giovane. Per fortuna ci siamo fermati. Se non è il Far West poco ci manca...».

Le è capitato di girarsi dall’altra parte quando ha trovato passeggeri senza biglietto?

«Sì. Ogni giorno salgono da 60 a 100 persone di colore che vanno a chiedere l’elemosina. A Bolzano e Trento. Nel pomeriggio rientrano a Verona. Sono vittime del racket ma se osiamo alzare la voce siamo noi capitreno a fare una brutta fine. Io sono un uomo e so difendermi ma ho diverse colleghe con figli...».

Non si è stupito, dunque, quando ha sentito degli ultimi pestaggi?

«Assolutamente no. Rischiamo quotidianamente di essere colpiti o insultati. E se troviamo qualche esagitato a bordo, specie tra Trento e Verona, non possiamo nemmeno fermarci alla stazione successiva per farlo scendere. Le nostre stazioni, ormai, non sono nemmeno più presidiate».

Volete la security o l’esercito a bordo?

«Non ci sono risorse per mettere due poliziotti su ogni treno ma almeno il posto di polizia dovrebbe essere ripristinato in ogni stazione di medie dimensioni. Prima che succeda l’irreparabile...».

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