la tragedia

Sterminò la famiglia, muore sul lavoro

Davide Benoni è precipitato da un ponteggio di un’azienda di Reggio Emilia dove viveva dopo aver scontato la pena


di Tiziano Soresina


REGGIO EMILIA. Trentuno anni fa aveva sterminato con un coltello la famiglia. Ieri è morto in seguito alle lesioni riportate dopo essere precipitato dal ponteggio su cui stava lavorando in un’azienda della provincia di Reggio Emilia. Si è chiusa in maniera tragica la terribile vicenda che aveva visto protagonista Davide Benoni di Ronzo Chienis autore dell’omicidio, avvenuto l’8 maggio del 1985, della moglie Assunta Martinelli e dei figli Maicol ed Ileana. Dopo aver ammazzato moglie e figli aveva tentato, senza riuscirci, di togliersi la vita. Era stato trovato dai parenti la mattina dopo la strage. Quindi la condanna da scontare nell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia. Grazie all’aiuto di un sacerdote, don Amos Barigazzi, era riuscito a ritrovare la libertà ed a ricostruirsi una vita trovando lavoro come artigiano edile.

Lunedì scorso l’infortunio sul lavoro che avrebbe stroncato ieri la vita di Davide Benoni. Troppo gravi le fratture (alla testa, al torace e al bacino) per poter sopravvivere: è morto nel reparto di Rianimazione del Santa Maria Nuova l’artigiano edile 63enne precipitato dal ponteggio su cui stava lavorando all’esterno di una ditta di via Raffaello Sanzio, nella zona industriale di Mancasale. Un volo dall’altezza di sette metri che è risultato fatale, nonostante il rapido intervento dei soccorsi (l’ambulanza della Croce Verde e l’automedica). Circa quattro ore dopo quel terribile schianto a terra, il decesso in un letto d’ospedale. Ora sulla vicenda è stata aperta un’indagine (al momento senza ipotesi di reato e senza indagati) che è coordinata dal pm Stefania Pigozzi.

Gli accertamenti eseguiti dai due tecnici dell’Ausl (appartenenti al Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro ) intervenuti sul posto, sono ora in una relazione consegnata al magistrato. Questa prima ricostruzione parte da alcuni giorni prima, cioè da venerdì quando l’artigiano monta il ponteggio per poi intervenire su una parete esterna della ditta che si occupa di arti grafiche. L’intonaco è gonfio di umidità, da qui l’intervento di Benoni che risistema il tutto. Tornerà sul posto lunedì per le rifiniture, ma sopraggiunge il temporale e se ne va, tornando nel pomeriggio per smontare il ponteggio, in quanto il lavoro è finito.

Un’operazione di routine per l’artigiano edile che – sempre secondo le indagini dell’Ausl – sta calando un pezzo dell’impalcatura quando accade l’irreparabile. Indietreggiando sul ponteggio potrebbe aver perso l’equilibrio, cadendo dalla parte opposta rispetto a quella dove stava lavorando. Un piede in fallo? Un eccesso di confidenza che ha pagato a caro prezzo? Ma c’è un particolare non indifferente sospettato dai due tecnici: il 63enne indossava l’imbracatura, ma non sarebbe stata agganciata con la fune ad un punto fisso del ponteggio. Al momento i funerali sono bloccati, perché probabilmente solo oggi il magistrato deciderà se disporre o meno l’autopsia.

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