Staminali, negata la cura a una bimba

Il tribunale di Trento conferma il divieto del nuovo protocollo «L’Agenzia del farmaco è contro e serve una prescrizione»


di Luca Marognoli


TRENTO. La piccola Maria (nome di fantasia), bimba trentina di 3 anni e mezzo affetta da atrofia muscolare spinale, una malattia gravissima oggi considerata inguaribile, non potrà essere curata con il trapianto di cellule staminali eseguito presso gli Spedali Civili di Brescia con il protocollo della Stamina Foundation onlus. Lo ha deciso il tribunale di Trento, respingendo il ricorso presentato dalla famiglia della piccola rispetto alla sentenza del giudice Giorgio Flaim, che dopo avere acconsentito alle cure con un provvedimento provvisorio d’urgenza il 20 novembre scorso, nell'udienza del 13 dicembre aveva negato l'accesso alla terapia alternativa.

Il nuovo pronunciamento, a firma del collegio presieduto dal giudice Carlo Ancona, conferma quanto affermato in primo grado, anche se con motivazioni parzialmente diverse. Due i punti dirimenti: il primo, di carattere formale, è il divieto dell'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, opposto all'Azienda sanitaria di Brescia di proseguire la collaborazione con la fondazione Stamina; il secondo, che invece è di merito, è la mancanza di una specifica prescrizione medica, alla quale non può sostituirsi – afferma il collegio – l'ordine del giudice. Due ostacoli ritenuti insormontabili dai magistrati, che impediscono alla bambina di accedere a quella cura che rappresentava forse l’ultima speranza. Quest'ultima infatti, pur non avendo un'approvazione scientifica, era da considerarsi per la famiglia una “cura compassionevole”, in grado di rallentare il progredire del male e di consentire alla piccola paziente dei limitati movimenti in grado però di migliorarne in modo notevole il tenore di vita (con la possibilità di trasportare il passeggino fuori di casa).

La bambina potrà essere comunque sottoposta a terapie specifiche, ma solo secondo le metodologie di uno dei laboratori approvati dalle autorità amministrative competenti. Non dunque secondo il metodo della fondazione Stamina, nei cui confronti è pendente un procedimento penale per associazione a delinquere, truffa, somministrazione di medicinali guasti e pericolosi, proprio in relazione al trapianto delle cellule da essa trattate. Il procedimento era intervenuto in maggio, a seguito di un intervento dei Nas, inviati a Brescia dal pm Raffaele Guariniello e in base ad esso l'Aifa aveva poi sospeso le cure “per inadeguatezza dei locali, dubbi di metodo e nessuna certezza terapeutica”. Gli Spedali Civili avevano replicato che “per nessun paziente sono stati registrati eventi avversi o complicanze” e che secondo il ministero della salute la procedura era risultata “del tutto adeguata a qualsiasi uso terapeutico”.

Il semaforo rosso alle cure aveva sollevato un vespaio di polemiche e di ricorsi in tutta Italia da parte delle famiglie i cui bimbi erano sottoposti (o ambivano ad esserlo) al nuovo protocollo. Il provvedimento è destinato a fare discutere perché altri malati in regioni diverse hanno avuto nel frattempo la possibilità di farsi curare secondo il protocollo della Stamina Foundation onlus.

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