Staffetta della Memoria dai partigiani agli studenti

Siglato il protocollo tra Anpi e Provincia, con il supporto del Museo storico In cinquecento al corteo del mattino nelle vie del centro storico


di Luca Marognoli


TRENTO. La “Memoria” declinata al futuro: ieri il Teatro Sociale è stato testimone di un passaggio di consegne tra generazioni, tra chi la Resistenza l’ha fatta e chi è nato mezzo secolo dopo e ne deve, ne vuole, portare avanti i valori universali. Trento ha deciso di attribuire questo significato a una ricorrenza storica come il settantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Lo ha fatto - dopo la grande sfilata in centro con la deposizione delle corone in memoria dei martiri della Resistenza che ha visto la partecipazione di 500 persone - dando spazio alla voce dei giovani, ieri rappresentati dal presidente della Consulta degli studenti, Nicola Pifferi. E attraverso la firma di un protocollo tra la Provincia e l’Anpi (con il supporto scientifico della Fondazione del Museo Storico del Trentino) che - spiega il presidente dell’Associazione partigiani Sandro Schmid - «ci consente di individuare un punto di intesa affinché anche questa parte di storia entri nelle scuole trovando la specificità del Trentino».

Gli applausi a Nicola. Le nuove “staffette” oggi sono studenti liceali (e non solo) come Pifferi. Che ieri è stato il più applaudito dei relatori. Lo studente ha parlato di una «comunità stanca che si appiattisce sul presente»: per questo - ha detto - «ci serve un rapporto dinamico con il passato». Ha raccontato poi «una piccola storia su un personaggio grande come Renato Ballardini». Salvatosi dalle spie fasciste che fecero arrestare e uccidere numerosi partigiani, trovò rifugio a Malga Campo per quasi un anno. Nell’Italia libera, lui che si era definito “più moschetto che libro” in adolescenza, sorprese tutti conseguendo il diploma liceale, laureandosi in Legge con 110 e lode ed entrando in Parlamento. «Ci sono pagine di storia fondamentali, come quella di Ballardini, che dobbiamo conoscere», ha affermato Pifferi. «Noi giovani abbiamo bisogno degli strumenti per apprendere, ma anche di partecipare alla realizzazione di essi. C’è bisogno di un’educazione alla cittadinanza che faccia crescere la società tutta».

Schmid passa il testimone. Il presidente dell’Anpi ha voluto accompagnare il giovane sul podio degli oratori. Poco prima aveva parlato dei frutti della Resistenza: «La libertà è come l’aria: senza di essa si muore». Valori come la democrazia, la giustizia sociale e la solidarietà, «sono scolpiti nella Costituzione», ma non vanno considerati acquisiti, perché «perdendo la memoria del proprio passato si apre un vuoto che verrà colmato da altri». Il riferimento è all’attualità, «alla violenza del fanatismo nazionalista e religioso che è la più terribile», fino ad arrivare all’emergenza umanitaria del Mediterraneo, che Schmid ha definito «una catastrofe». «Ci vuole più Europa - ha aggiunto - per raggiungere l’obiettivo, perseguito da Mazzini, Cattaneo e Spinelli, di costruire gli Stati Uniti d’Europa». E qui si innesta il collegamento con i giovani: «Importante è trasferire questi valori alle nuove generazioni. Alcuni ragazzi, intervistati, dicono di non sapere cosa si festeggi il 25 aprile. Una carenza che è soprattutto della scuola e delle istituzioni. La storia del Novecento - ha concluso - deve essere un punto centrale della cultura che entra nelle scuole, come ha detto il presidente Mattarella». E il protocollo siglato ieri è un passo decisivo, «un patto con i presidi, gli insegnanti e, soprattutto, gli studenti».

Rossi e la storia condivisa. Su questo punto ha posto l’accento anche il governatore Ugo Rossi: «Il nostro impegno è fare in modo che il Trentino sia luogo privilegiato dove la formazione e la conoscenza della storia diventino componente fondamentale per una cittadinanza sempre più attiva: ce lo chiedono i nostri ragazzi». Il presidente della giunta ha poi parlato di una mostra, sul decennio 1935-1945, in fase di predisposizione assieme a Bolzano ed Innsbruck, «per far conoscere cosa furono le opzioni del 1938-’39 e le sofferenze dei sudtirolesi, l’Anschluss per l’Austria e la Resistenza trentina fuori dai nostri confini». «Abbiamo bisogno - ha aggiunto - di una visione inclusiva, non di nuove barriere e simboli identitari». Si è rivolto ai giovani anche il sindaco Alessandro Andreatta: «Tra qualche anno sarete voi a raccogliere l'eredità dei vostri nonni e bisnonni, che salirono sulle montagne, che nascosero gli ebrei e gli antifascisti in soffitta, che rifiutarono di giurare fedeltà al duce». Mentre il direttore della Fondazione Museo Storico, ha evidenziato l’importanza di sottrarre la Resistenza al “mito” per approfondire la conoscenza del contesto in cui è maturata: «Abbiamo individuato circa 3000 tra donne e uomini che sono stati processati dagli apparati giudiziari dello Stato fascista», ha ricordato. «E contiamo, ormai, su di un archivio che ospita più di 1500 video interviste ad altrettanti testimoni».

Il dossier e la festa. In mattinata, in piazza Duomo, la Rete trentina contro i fascismi aveva distribuito il dossier dal titolo “Un anno di CasaPound a Trento: storie di squadrismo, propaganda e blackout mediatici”. Nel pomeriggio, invece, spazio alla musica e alla socialità, al Parco delle Albere, con l’Arci che ha messo in scena lo spettacolo “Settant’anni di Libertà”.













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