Sgominata banda della droga: 15 arresti

Altre tre persone ricercate. Sequestrati dall’Arma 1,6 chili di cocaina e quantitativi di altre sostanze. Un centinaio i clienti



TRENTO. “Dove ci vediamo per un caffè veloce?”. Dietro una frase apparentemente banale si nascondeva una richiesta di appuntamento con uno degli spacciatori. Altri termini, sempre in codice, servivano invece ad indicare la quantità richiesta e qui il gergo attingeva al mondo dei motori: “macchine” e “moto”. Un classico modo per non farsi sorprendere nelle intercettazioni, con però qualche vistosa leggerezza, come l’ordine ai fornitori di una “mezza macchina”.

Devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di droga, con l'aggravante dell'uso di armi, 15 persone arrestate dai carabinieri di Borgo in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip di Trento. Altre tre persone sono invece ricercate, due delle quali all’estero.

Una banda multietnica. Nella compagine ci sono italiani, cittadini dell'Est Europa e magrebini, ma i vertici erano albanesi ex residenti nel Perginese poi trasferitisi a Brescia, il luogo di provenienza della droga. In cima alla piramide c’era Gentian Keci, 38 anni, l’intermediario fornitore per il quale è stata chiesto un mandato di cattura internazionale. Il capo dell’organizzazione sul territorio era invece Saimir Osma, 34 anni, anche lui albanese (arrestato anche suo fratello Bled, 44 anni), mentre il principale referente di zona per Pergine era considerato Luca Casagrande, residente nello stesso centro. Impeccabile il lavoro svolto dagli investigatori anche dal punto di vista giudiziario - ha sottolineato il comandante della Compagnia di Borgo, maggiore Andrea Moglia - visto che tutte e 18 le misure di custodia cautelare richieste sono state concesse. È stata contestata l’associazione a delinquere, e non il semplice concorso, in considerazione delle due aggravanti speciali: il numero dei membri superiore a 10 e la disponibilità di armi.

Un anno di indagini. L'operazione, denominata “Caffè espresso”, è stata conclusa al termine di indagini avviate nel marzo 2016. Impegnati, per dodici mesi filati, quasi cento carabinieri del Comando provinciale di Trento e di quello di Cosenza, e le unità cinofile di Laives e Torreglia (Padova). Le indagini, compiute anche con metodologie di vecchio stampo - basate su osservazione, pedinamento e controllo dei sospettati - hanno portato al sequestro di 1,6 kg di cocaina, di centinaia di grammi di altre sostanze (hashish ed eroina), e di un veicolo che è stato poi confiscato. Inizialmente sono state una cinquantina le persone tenute sotto controllo in contemporanea, che si sono ridotte a una ventina dopo una attenta scrematura. Ogni membro della banda vendeva in media 20 grammi al giorno.

Clientela eterogenea. Sembra che l’organizzazione gestisse l’intero traffico di stupefacenti della Valsugana, un bacino importante e ricco di consumatori secondo gli investigatori. Si parla di un centinaio di clienti abituali (quelli che comunicavano in codice con i fornitori), ciascuno dei quali poi condivideva la droga con 2 o 3 persone. Sia clienti giovani, anche alcuni minori, che professionisti con ampia disponibilità di denaro.

Intimidazioni e percosse. Lo spaccio avveniva soprattutto in locali pubblici e all’interno di autovetture, quasi mai all’aperto, il che ha complicato il lavoro di reperimento delle prove. I fornitori erano molto attenti a questi particolari (non gradivano se il cliente si presentava con amici e talvolta facevano pure saltare gli appuntamenti), quanto erano spietati e violenti nel chiedere pagamenti immediati. Ricorrevano a intimidazioni nei confronti di chi “sgarrava” e in un caso, a Trento, c’è stato anche il pestaggio di un cliente.

Droga purissima. La cocaina - ha spiegato il luogotenente Massimiliano Ronzani, capo del Nucleo operativo di Borgo - era di ottima qualità, con percentuali elevatissime di principio attivo. Questo permetteva di ottenere un numero minore di “panetti” e di nasconderli più facilmente. La droga era venduta sia pura (a 120 euro per grammo) che tagliata (attorno ai 50). Il giro era di circa 50 mila euro al mese.













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