Scontri a Roma, ventenne trentino all'ospedale

Colpito da una sassata alla testa. Due manifestanti presi a manganellate, uno fermato dalle forze dell'ordine



TRENTO. Un ventenne finito all'ospedale dopo essere stato colpito alla testa da una sassata, altri due manifestanti presi a manganellate, un altro fermato dalle forze dell'ordine. E' il bilancio "trentino" degli scontri di piazza avvenuti ieri a Roma. Una razione di violenza che nessuno aveva immaginato di dover mettere in conto tra le quattrocento persone che ieri, alle 5 del mattino, si sono ritrovate al piazzale Zuffo per partire alla volta della capitale.

La peggio è toccata a un giovane precario di Trento, ex studente del Da Vinci. «Gli è arrivata una pietra in testa. Ci ha detto che sta bene, gli hanno fatto una Tac», racconta Stefano Bleggi, del centro Bruno. L'incidente sarebbe accaduto nei pressi di piazza San Giovanni, il punto dove la tensione ha raggiunto i massimi livelli.

Se l'è cavata con una botta, invece, Enrique Contreras, cinquantenne disoccupato della Fiom, ex dipendente della Ares di Grigno. «Eravamo in corteo vicino alla stazione», racconta l'operaio, rimasto a Roma da amici. «Un gruppo di poliziotti mi ha colpito alla testa, ma per fortuna non è stato niente di grave». Ferito, in modo lieve, un suo compagno.

Critico verso il modo con cui è stata gestita la situazione Bleggi, che punta il dito contro la polizia: «Ha caricato in mezzo al corteo, in modo assurdo, quasi volesse evitare che centinaia di migliaia di persone arrivassero a destinazione». Una condanna verso i violenti che hanno rovinato la manifestazione viene invece dai due segretari del sindacato Roland Caramelle (Filcams) e Roberto Grasselli (Fiom), che in una nota a comune spiegano: «Il corteo ha allontanato questi facinorosi ogni qualvolta questi hanno provato a condizionare il tragitto dei manifestanti, per la stragrande maggioranza composto da giovani, precari e lavoratori che nulla hanno a che vedere con la violenza».

Interviene anche Laura Froner, deputata del Pd: «I manifestanti pacifici esprimono uno stato di malessere, che deve essere colto dalle istituzioni e dagli Stati. Ma episodi di violenza come questi rischiano di far passare in secondo piano le ragioni condivisibilissime della manifestazione e di strumentalizzarle».













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