Sanità, la spesa si impenna ma troppi si curano altrove

La relazione della Corte dei conti sull’Azienda sanitaria evidenzia contraddizioni ma non emergono irregolarità. Incidono i costi del Centro di protonterapia



TRENTO. La spesa sanitaria in Trentino, nel quinquennio 2010-2014, è aumentata del 4,65%, mentre a livello nazionale è diminuita dell’1,33%. Non solo: anche la spesa pro capite nel 2014, con i suoi 2.143 euro, è risultata superiore del 17% al valore nazionale, pari a 1.829. Nonostante ciò, il livello di mobilità sanitaria interregionale passiva - soprattutto per i ricoveri ospedalieri - resta molto elevata, attorno ai 60 milioni, con un saldo negativo di 16 milioni.

La Sezione di controllo della Corte dei Conti di Trento, pur non ravvisando irregolarità contabili, ha rilevato alcune criticità nel bilancio dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari relative alla gestione finanziaria 2014. Si tratta di fattori dovuti sostanzialmente a cause strutturali, che erano stati richiamati dai magistrati contabili già nel 2013. La situazione contabile è solida, ma nella sua relazione (la sentenza è attesa per i prossimi giorni) il consigliere Gianfranco Postal - nel collegio con Massimo Agliocchi ed il presidente Diodoro Valente - ha evidenziato gli aspetti più salienti che dovrebbero innescare «conseguenti misure correttive o di miglioramento» da parte dell'Apss. Tra questi vi è il livello del costo dell'assistenza sanitaria di base, che a livello pro capite è cresciuto del 2,55% nell'ultimo triennio. Oltre alle assegnazioni pro capite, crescono, del 6,9% (rispetto al 3,2% previsto), anche i costi per l'assistenza specialistica (pari a 270,74 euro pro capite), in larga parte dovuti all'avvio del Centro per la protonterapia. Di stretta attualità, con riferimento ai presidi medici sul territorio, è l'osservazione sui costi dell'assistenza ospedaliera. In sostanza: la spesa è tra le più alte in Italia ma ci sono pazienti trentini che preferiscono farsi curare fuori provincia. «Tale situazione - si legge nella relazione - conferma l'assoluta necessità di porre in atto misure di riorganizzazione e riqualificazione della rete ospedaliera, in grado di incrementarne sia l’efficacia e la sicurezza, che la produttività e quindi l’economicità».

Criticità più specifiche, rileva ancora la Sezione di controllo, riguardano gli acquisti di beni, in particolare sanitari (+1,86%), gli acquisti di protesi in convenzione (+ 3,41%) «per i quali si ribadisce la necessità di un attento monitoraggio», e la spesa per il personale, «in controtendenza con la diminuzione del costo del personale a livello nazionale» (calato dello 0,83%), influenzata dalla diversa tipologia di contratti di lavoro in ambito sanitario presenti in Trentino. La Sezione di controllo ricorda inoltre l'obbligo, per l'Apss, di «monitorare sistematicamente, in particolare, i tredici contratti che riguardano i principi attivi-farmaci, i cui prezzi non sono rispondenti ai prezzi di riferimento dell'Autorità di vigilanza sugli appalti pubblici e per i quali il collegio sindacale segnala valori di acquisto superiori di oltre il 20% ai corrispondenti prezzi di riferimento». Quanto al bilancio, il patrimonio netto è pari a 538 milioni e 134.633 di euro, con un decremento di circa 24,5 milioni di euro, il 4,35% in meno del precedente esercizio, ed un valore della produzione pari a 1 miliardo 251 milioni e 387.992 euro, con un utile - in leggero calo - di 17.269 euro.

Per l’assessore alla sanità Luca Zeni è stato confermato «il buon livello della sanità trentina, anche se con dei costi maggiori rispetto ad altre realtà. Alcuni sono dovuti a scelte politiche, in modo da garantire standard più alti, altri invece possono andare ad incidere sull'efficienza della macchina e dell'organizzazione».













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