SALUTE

Sanità, la giunta Rossi in retromarcia

Nuovo ospedale, tagli ai medici e punti nascita: annunci, smentite e dietrofront. Prima devono passare le elezioni


di Chiara Bert e Andrea Selva


TRENTO. Nuovo ospedale? In alto mare. Piano dei punti nascita? Sospeso. Tagli alle retribuzioni dei medici? Annullati. Lotta agli sprechi? Nulla di fatto. Tra i tanti annunci giunti nei mesi scorsi dalla giunta provinciale in tema di sanità si è concretizzata solo l’introduzione dei ticket sulle prestazioni specialistiche e sui farmaci, ma comunque con sei mesi di ritardo. E anche la riorganizzazione delle guardie mediche (con un risparmio annuo previsto di 1,7 milioni di euro che deriverebbe dal taglio di alcune sedi del servizio di continuità assistenziale) non è stata nemmeno presentata perché - si è detto nel corso di una riunione - si attende il confronto con i prossimi amministratori dei Comuni trentini. Traduzione: nessuno vuole parlarne prima delle elezioni. Ecco la situazione della sanità trentina a causa delle divisioni interne alla maggioranza (sui punti nascita) ma soprattutto per via delle scelte impopolari che questa giunta - pur guidata dall’ex assessore alla sanità Ugo Rossi, con la delega per le questioni sanitarie a Donata Borgonovo Re - non ha saputo prendere.

Sanità, i nodi della giunta Rossi

Nuovo ospedale

Chiedete al direttore dell’azienda sanitaria di Trento, Luciano Flor, qual è la sua opinione sul vecchio ospedale Santa Chiara e vi risponderà così: «E’ inadeguato, dovrebbe essere cambiato subito». Questo almeno aveva dichiarato al nostro giornale il 20 dicembre scorso in occasione degli auguri di Natale. E subito l’assessora alla sanità, Donata Borgonovo Re, prometteva un nuovo bando dopo l’annullamento del Tar: «Provvederemo entro gennaio». Siamo a maggio e ancora niente. Il problema è che la Provincia rischia di pagare un prezzo altissimo per l’annullamento di questa gara. Colpa dei giudici amministrativi o dell’amministrazione pubblica che ha organizzato una gara viziata da debolezze subito denunciate da questo giornale (in particolare i limiti legati alla composizione della commissione) e infatti crollata al primo ricorso? Intanto l’ospedale Santa Chiara solo negli ultimi 15 anni ci è costato 130 milioni di euro per lavori di ristrutturazione e ammodernamento.

Tagli ai medici

Doveva essere - assieme ai tagli ai premi dei dirigenti provinciali - la dimostrazione che quando i conti non tornano i sacrifici spettano a tutti. Questa era l’idea del governatore Ugo Rossi quando ha presentato il piano per ridurre i premi di risultato dei camici bianchi e dei dirigenti, recuperando in totale 10 milioni di euro (primo annuncio) e poi 6 milioni (secondo annuncio). Ma non è stato recuperato nulla perché la misura è saltata sotto la minaccia di uno sciopero dei medici. In cambio venne inserito un articolo nella Finanziaria che impegnava tutti (medici e giunta) a trovare il modo di recuperare i soldi per altra via, individuando (ed eliminando) fonti di spreco. Il termine? «Tre mesi» diceva Rossi. Ma sono passati invano.

Punti nascita

Dice l’accordo Stato-Regioni che i punti nascita sotto i 500 parti all’anno vanno chiusi. Ma l’Upt non è d’accordo e nel dicembre scorso ha puntato i piedi per difendere gli ospedali di Tione e Cavalese. La giunta si impegnò a trovare una soluzione entro febbraio (prima) e quindi entro marzo ma la frattura non è stata ricomposta e così alla ministra Beatrice Lorenzin (che proprio in quei giorni, quando in Sicilia era morta una neonata, aveva detto di non voler più sentir parlare di punti nascita sotto soglia) Trento e Bolzano hanno chiesto flessibilità per gli ospedali dove i parti non sono così lontani da quota 500 .

Guardie mediche

C’è un piano di cui nessuno aveva sentito parlare, a cui il Trentino ha dedicato un servizio la settimana scorsa: è quello sui tagli al servizio di continuità assistenziale, cioè le cosiddette guardie mediche che sono presenti sul territorio provinciale con 32 sedi, in modo da recuperare (di questo si tratta) 1,7 milioni all’anno. Ma il piano - che comunque troverà la resistenza dei Comuni - è stato “congelato” perché, senza tanti giri di parole, domenica prossima ci sono le elezioni amministrative.

Ticket

Su un punto la giunta provinciale ha invece deciso e riguarda l’introduzione dei ticket che scatteranno dal 1° luglio: 3 euro su esami e visite specialistiche, 1 euro sulle ricette farmaceutiche. La Provincia aveva detto che avrebbe aspettato l’introduzione dell’Isee da parte dello Stato, che come al solito è in ritardo. Ha quindi testato l’Icef, ma la conclusione è stata che il meccanismo sarebbe stato troppo macchinoso e costoso. A quel punto, nonostante le proteste dei sindacati che chiedevano un’applicazione con principi di equità sulla base del reddito, si è deciso di andare avanti: riducendo gli importi inizialmente previsti per le prestazioni specialistiche (10 euro sopra i 30 mila euro di reddito). L’incasso, a regime, sarà di quasi 5 milioni e mezzo di euro: circa la metà nel 2015, visto che si parte a metà anno. Al momento gli unici incassi certi di un sistema che fatica a tagliare e risparmiare altrove.













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