rovereto

«Rovereto: barboni al parco, non c’è soluzione»

L’assessore Previdi: situazione monitorata, ma è gente che rifiuta qualsiasi tipo di aiuto sia sanitario che di tipo sociale


di Giuliano Lott


ROVERETO. La triste situazione del piccolo numero di senzatetto che bivacca sovente ai giardini Istria (ex Ferrari) di via Benacense ubriaca e male in arnese è nota da tempo al Comune, spiega l’assessore Mauro Previdi dopo la segnalazione di Alberto Galli. «La conoscono benissimo sia i vigili del Corpo di polizia municipale che i nostri Servizi sociali. Si tratta di una decina scarsa di persone in tutto, anche se il numero varia a seconda dei momenti (ne conosciamo tra i 7 e i 9) in gran parte provenienti dall’Est Europa, in particolare dalla Romania, e alcuni senzatetto italiani, di fuori provincia. Abbiamo cercato di avvicinarli in tutti i modi, ma è gente che rifiuta qualsiasi tipo di rapporto, non solo con i Servizi sociali ma anche con la sanità pubblica. Uno di loro, tra l’altro, ha gravi problemi di salute ed era stato ricoverato al Santa Maria del Carmine, ma ha firmato l’assunzione di responsabilità per essere dimesso. Addirittura rifiutano di dare le proprie generalità ai vigili».

Galli proponeva di far abbattere il relitto della Marangoni Meccanica, dove si presume che queste persone dimorino la notte. «Con Galli mi sono già sentito, è in ferie e ne parleremo in dettaglio al suo ritorno. Ma l’abbattimento della fabbrica è fuori questione. È un terreno privato, il Comune non può permettersi di demolire uno stabile che non è suo, commetterebbe un illecito. È un quadro molto diverso dal compendio ex Alpe».

Resta il fatto che le condizioni di ebbrezza portano spesso a degenerazioni come quelle segnalate da Galli, e il parco è sempre meno frequentato da famiglie proprio per questa ragione. «Finora queste persone non avevano dato grande disturbo, è gente che vive alla giornata, con vari espedienti, ma non sono aggressivi. Alcuni racimolano qualche soldo portando il carrello della spesa davanti ai supermercati. Anche quel ragazzo morto annegato la scorsa estate nel Leno, sotto il ponte Forbato, viveva così. A volte queste persone possono avere dei comportamenti poco corretti, ma non c’è una soluzione, proprio perché rifiutano qualsiasi tipo di rapporto con i Servizi sociali, che sono comunque ben informati sulla situazione, come peraltro il Comando della polizia municipale. La situazione è mantenuta sotto controllo, ma è evidente che non possiamo eliminare queste persone, né è possibile costringerli ad appoggiarsi ai Servizi sociali, dato che rifiutano ogni contatto. Bisogna semmai averne pietà. Altro non si può fare».













Scuola & Ricerca

In primo piano