allarme sicurezza

Risse e botte in centro a Trento: sei giorni di violenze

Dal 4 al 10 marzo un susseguirsi di episodi che hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Cittadini e categorie: «Servono azioni concrete»


di Francesca Quattromani


TRENTO. Quattro episodi di violenza in sei giorni, in centro a Trento. È ora di dare risposte concrete, dicono le vittime di aggressioni, raid vandalici, furti. Stesso messaggio arriva da rappresentanti di categoria e comitati. Stefano Borgognoni del comitato per la rinascita di Torre il Vanga chiede conto di quanto promesso dall’amministrazione comunale e mai realizzato. Torniamo in centro perché Borgognoni cita espressamente un documento, della fine di gennaio, redatto dal gruppo di lavoro per la sicurezza e vivibilità in centro storico al quale si deve dare ancora compimento.

Si parlava di un presidio fisso delle forze dell’ordine nelle zone più critiche. Non si vede. Però è vero, ed è percepito, che la presenza delle pattuglie è aumentata. I controlli mobili sistematici con i cani anti droga i residenti non li vedono. Ci sono, probabilmente, ma non vengono percepiti. Nel centro storico, nelle zone calde, la provincia aveva sostenuto ( pagato di tasca propria) la formazione di vigili speciali che avrebbero dovuto prestare servizio dalle 18 alle due del mattino.Mesi fa erano in formazione, questi agenti, precisa Borgognoni, magari lo sono ancora: comunque in piazza Santa Maria non si vedono. Chioschetti ad animare il cuore della città e le piazze dolenti? Non ci sono.

Manifestazioni ed iniziative per “occupare” il centro? Solo alcune ne beneficiano, altre sono in attesa, come Santa Maria, che per ora si deve accontentare solo del mercatino bio una volta in settimana. «Sarebbe l’ora dei fatti - chiude Borgognoni. Inutile negare la cronaca, la situazione è negativa». Massimiliano Peterlana, presidente provinciale della Fiepet, pubblici esercizi (130 quelli rappresentati in centro), preme sul concetto di una città che deve essere occupata da eventi, dalla gente. «Il problema della sicurezza si sente, furti ed atti vandalici non si possono negare. Non ci si può lamentare e basta, la città va fatta vivere».

L’insicurezza? «Più che insicurezza avverto sensazioni di intolleranza», nel senso che non si tollera più un disagio crescente e manifesto. Da quì il messaggio propositivo, più che le accuse dal momento che, spiega questo presidente che in provincia rappresenta 400 esercizi pubblici «ognuno deve fare il suo mestiere». Dunque criticare, accusare, in questa fase, ha poco senso. Bisogna fare. Concetto sul quale il presidente insiste parecchio. E questo riporta al ragionamento fatto da Borgognoni che, come è noto, rappresenta quanti in centro, tra torre Vanga e la portela, ci vivono.

Il nodo è risolvere il problema dello spaccio e delle frequentazioni serali di questa parte della città. La competenza è degli amministratori di concerto con le forze dell’ordine. Se su questo argomento è difficile da sindacare, sul tema della rivitalizzazione del centro città, invece, molti insistono parecchio. Vero è che quel documento è della fine di gennaio. Dunque per studiare a tavolino nuove iniziative il tempo c’è stato e forse è proprio la bella stagione che si attendeva.

Un maggiore dialogo con associazioni, famiglie ed attività economiche, quanto meno nelle zone definite dal documento stesso più a rischio, è per tanti doveroso ( si farà, la promessa viene dal Comune). Se è il movimento, la frequentazione a far tornare la città quella che era fino a cinque anni fa, allora che le promesse fatte vengano mantenute. Controlli e segnalazioni sono aumentati, dicono i periodici rapporti, allora i casi sono due, chiude Buratti dell’ Unione «o quello che si fa ormai non basta più, oppure non lo si fa abbastanza bene».













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