Riforma lavoro, l'attacco di monsignor Bregantini

Il religioso trentino: "L'addetto non è una merce da buttare"



TRENTO. "Il lavoratore non è una merce. Non lo si può trattare come un prodotto da dismettere, da eliminare per motivi di bilancio". Così monsignor Giancarlo Bregantini, capo-commissione Cei per il Lavoro, sulla riforma Fornero. "In politica - dice a Famiglia Cristiana - l'aspetto tecnico sta diventando prevalente sull'aspetto etico".

"La modalità con cui è ipotizzato il licenziamento economico potrebbe rivelarsi infausta", dice Bregantini. "Nemmeno il giudice può intervenire", osserva a Famiglia Cristiana, e così "è facilissimo che si arrivi in tutto il Paese a un clima di paura generalizzata".

"Ci voleva un po' più di tempo per mettere in atto una riforma così importante", prosegue. "Non era necessaria questa fretta così evidente. La questione è chiusa, è stato detto da parte del premier Mario Monti. Si poteva dire: la questione è posta, ora dialoghiamo, nelle fabbriche, negli uffici, in Parlamento, nella società civile, ovunque perché il lavoro è il tema cruciale del nostro Paese".

E ancora: "Lasciare fuori la Cgil sarebbe una perdita di speranza notevole, un grave errore. Un fatto che viene quasi dato come scontato, quasi che il primo sindacato italiano per numero di iscritti non sia una cosa preziosa per una riforma del lavoro. Dietro questa fetta di sindacato - aggiunge monsignor Bregantini - c'è tutto un mondo importante, cruciale, da coinvolgere per camminare verso il futuro. Altrimenti c'è il rischio che questa parte sociale, con i suoi milioni di iscritti, resti disillusa, arrabbiata, ripiegata su atteggiamenti difensivi, su un passato che non c'è più".













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