AMBIENTE

Rifiuti, Trento non ha bisogno di Bolzano

Piano in giunta il 9 dicembre. Gilmozzi: «Se serve, un altro anno di discariche»



TRENTO. Se le parole del dirigente Raffaele De Col, mercoledì in commissione, avevano fatto pensare che i rifiuti residui trentini sarebbero finiti nell’inceneritore di Bolzano, e questo mentre Bolzano annuncia ricorso contro lo Sblocca Italia se da Roma dovesse arrivare l’ordine di accettare rifiuti da fuori provincia, ieri l’assessore provinciale all’ambiente Mauro Gilmozzi ha stoppato sul nascere una possibile «guerra dei rifiuti»: «Noi andiamo avanti con il nostro piano, che prevede la trasformazione del residuo in combustibile solido secondario (Css), ovvero un prodotto secondo che non è più rifiuto e può essere venduto sul mercato. Non c’è nessuna emergenza e non abbiamo bisogno di accordi con Bolzano. Se poi la legge nazionale imporrà a Bolzano di sfruttare al 100% il loro impianto, a me sembra un ragionamento razionale che va in direzione di non costruire nuovi impianti».

La richiesta all’Alto Adige di poter smaltire i rifiuti trentini nell’inceneritore bolzanino, in attesa di realizzare un impianto di produzione di Css da circa 50 mila tonnellate all’anno (più un secondo da 15-20 mila tonnellate in val di Non), era partita un anno fa. «Ci hanno risposto che l’impianto è saturo - spiega Gilmozzi - e noi rispettiamo il loro no. Stiamo valutando degli accordi temporanei con il Veneto e con la Lombardia, ma si tratta di richieste per breve tempo. E in ogni caso possiamo tenere aperte le nostre discariche ancora per un anno». Il quarto aggiornamento del piano rifiuti, che approderà in giunta per l’approvazione il 9 dicembre, prevedeva nella sua versione preliminare la chiusura di sei delle 8 discariche trentine nel corso del 2014, tenendo in esercizio per eventuali emergenze quelle di Ischia Podetti e dei Lavini di Rovereto.

Archiviata l’ipotesi inceneritore grazie ai livelli raggiunti dalla raccolta differenziata che ha superato il 75%, la Provincia ora punta a trasformare il residuo in un prodotto combustibile da mettere sul mercato, capace di ridurre il consumo di carbone. «Ma prima di produrre Css - spiega ancora l’assessore - occorre costruire una filiera per il suo utilizzo nei cementifici, quindi occorre individuare gli imprenditori interessati. In ogni caso - rassicura Gilmozzi - anche se non dovessimo avere offerte per l’utilizzo di combustibile secondario, nel piano abbiamo previsto di percorrere un’altra strada, che è quella di affinare ulteriormente la raccolta differenziata, selezionando quote sugli inerti, le plastiche e i pannolini». Tra le ipotesi c’è infatti quella di realizzare in Trentino un impianto per riciclare i tessili-sanitari (pannolini-pannoloni). (ch.be.)

 













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