Protonterapia, mancano le tariffe 

Costi di gestione a 12,5 milioni: servono 700 pazienti, nel 2017 sono stati 168



TRENTO. Se si considera che l’equilibrio dei costi è previsto con 700 pazienti all’anno, l’obiettivo del Centro di protonterapia di Trento, costato 104 milioni di euro, resta lontano.

«I pazienti trattati dal Centro - ha spiegato ieri in aula l’assessore alla salute Luca Zeni, rispondendo ad una interrogazione del consigliere Rodolfo Borga - sono in crescita, e precisamente sono stati 83 del 2015, 139 nel 2016 e 168 nel 2017». Sul fronte dei costi di gestione, questi hanno superato gli 11 milioni di euro nel 2015, i 12 milioni nel 2016 e sono stati di oltre 12 milioni e mezzo nel 2017 (il dato non è ancora ufficiale perché il bilancio non è stato ancora chiuso).

Nell’interrogazione Borga chiedeva quando saranno approvate le tariffe attese, da quanto affermato dall'assessore, fin dallo scorso giugno. «L'anno scorso è stato un passo importante, fondamentale per il futuro della protonterapia, l'inserimento nei Lea, i livelli essenziali di assistenza nazionali», ha risposto Zeni. «Ma per essere operativa il processo nazionale prevede l'approvazione delle tariffe che valgono per una lunga serie di prestazioni e l'iter non è ancora concluso. Noi abbiamo mandato tutto quanto serviva, però è Roma che approva le tariffe nazionali». Ancora una volta Trento, ma soprattutto i pazienti delle altre regioni, sono in attesa.

Borga ha criticato l’attribuzione delle responsabilità allo Stato, ricordando che la Provincia aveva chiesto al ministero un incontro per avere notizie del Lea solo nella primavera del 2014 dopo una sua question time: «La giunta ha attivato una grancassa mediatica per far credere ai trentini che protonterapia sarebbe entrata nei Lea, mentre ad oggi siamo ancora nella fase istruttoria. Uno scandalo».













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