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Profughi: per i pasti 5,5 milioni di euro

La Provincia affida un appalto per la fornitura a 500 persone al giorno per i prossimi due/tre anni. Poi lo Stato rimborserà



TRENTO. Un conto da cinque milioni e mezzo di euro. È quello la Provincia è pronta a pagare per la “mensa” dei profughi nei prossimi due anni. La ditta che si aggiudicherà l’appalto dovrà garantire tre pasti al giorni a circa 500 persone, con la possibilità che il servizio si prolunghi ad un terzo anno.

L’offerta è contenuta in un avviso per l’affidamento di servizio pubblicato dal Dipartimento salute e solidarietà sociale della Provincia: un appalto che prevede un importo di 15 euro a pasto per un totale (massimo) di 500 pasti al giorno per due anni: la cifra esatta dell’affidamento del servizio è di 5 milioni e 475 mila euro. Un maxi conto che sarà poi, come avviene ora per gli l’alloggi, rimborsato dallo Stato. Chi fosse interessato a fornire il servizio ha tempo sino al 28 di novembre per inoltrare la domanda di partecipazione all’appalto in via Gilli.

La strutturazione di un servizio di fornitura pasti a medio-lungo termine è testimonianza che l’ente pubblico è pronto a fornire un’accoglienza sempre più strutturata per la fiumana di persone disperate in fuga dai propri Paesi: l’avviso prevede una preselezioni dei soggetti in grado di fornire una simile mole di pasti precotti, da distribuire poi chiaramente in diverse sedi.

Faranno punteggio per aggiudicarsi l’appalto la conoscenza di lingue straniere tra chi distribuirà materialmente il cibo, come anche il coinvolgimento in altre iniziative di volontariato o di recupero di soggetti svantaggiati. Sarà importante anche che la ditta appaltatrice abbia un piano di recupero delle eccedenze per evitare sprechi. Vietato - si osserva nel bando - il subappalto.

Vietatissimo nei menù per i profughi l’utilizzo di carne di maiale per le note questioni religiose: il servizio dovrà offrire colazione, pranzo e cena. Le raccomandazioni allegate alla proposta di appalto sono precise nel dire quello che si potrà servire ai profughi e quello che si dovrà evitare di mettere nel piatto: potranno essere serviti solo cibi cotti in giornata e pane fresco, non surgelato. La carne, nel caso di volatili, dovrà essere macellata halal, secondo tradizione islamica.

La congelazione è ammessa - si legge nelle raccomandazioni - per il pesce. Disco verde per formaggi, latte e yogurt, con olio che dovrà essere extravergine d’oliva o di semi d’arachide. Puntigliosa anche la descrizione della frutta che dovrà essere fornita ai profughi: nella lista che comprende kiwi e albicocche si raccomanda di seguire la stagionalità. Consentita nella fornitura la frutta sciroppata. La lista delle spesa si sofferma anche sui dolci che, tuttavia, potranno apparire “saltuariamente” nel menù: si consiglia la torta di yogurt, con le mele, lo strudel o il rotolo con la marmellata.

La struttura del menù, con gli orari, è quella classica: ovvero colazione servita dalle 7.30 alle 8.30 con bevanda calda, pane burro e marmellata, biscotti. Dalle 12.30 alle 13.30 verrà servito dall’appaltatore il pranzo: con primo piatto, secondo piatto con verdura, dolce o frutta, oltre al pane e all’acqua.

Stesso schema, primo e secondo con contorno per la cena che dovrà essere distribuita dalle 19.15 alle 20.15.

«Tutti i menù del giorno dovranno poi essere esposti all’ingresso di ogni mensa in posizione facilmente leggibile dagli utenti e stampati in tre lingue: italiano, francese ed inglese. Tutte le pietanze dovranno essere servite con la necessaria cura, attenzione e gentilezza» osservano le note preparate in Provincia per chi ritenga di poter servire il servizio.

Infine si è pensato anche a chi fosse celiaco, visto che ci potrà essere la consulenza dell’Aic sulla preparazione di pasti adatti. Insomma una proposta nello stile del Trentino: attenta, corretta, puntigliosa. Per non fare sentire troppo straniero chi è venuto via da casa senza volerlo fare. (g.t.)













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