Orrore in malga decapitate due capre

Uno dei due animali è morto dissanguato dopo che gli sono state tagliate le orecchie. Dopo la denuncia del pastore indagano i carabinieri



TRENTO. Una morte atroce per due capre che sono state uccise senza un perché. E questa volta non è stato l’orso a colpire, ma la cattiveria è tutta umana. E i carabinieri indagano per uccisione di animale.

I fatti sono avvenuti la settimana scorsa a malga Cavè, nel comune di Ronchi Valsugana ma la denuncia è stata presentata alla caserma di Borgo solo mercoledì mattina. A firmarla Patrick Caumo, pastore di 26 anni che gestisce la malga assieme al cugino. Ed è stato lui a ritrovare le capre uccise. A fare impressione è il modo in cui ai due animali è stata tolta la vita, la crudeltà che ha mosso la mano di chi lo ha fatto.

Una delle due capre, infatti, è stata decapitata mentre all’altra sono state tagliate le orecchie ed è stata fatta morire per dissanguamento. Il danno prettamente economico non è così importante ed è stato stimato dallo stesso pastore attorno ai 300 euro. Ad impressionare è il fatto in se. I carabinieri hanno raccolto la denuncia di Caumo e inizieranno a fare degli accertamenti per cercare di capire chi ha commesso il gesto e anche le ragioni che hanno portato alla morte degli animali.

Le indagini non sono molto aiutate dal fatto che la denuncia sia arrivata a circa una settimana dai fatti, ma è ipotizzabile che gli uomini dell’Arma faranno un sopralluogo a malga Cavè che si trova a circa 1.700 metri d’altezza nel comune di Ronchi Valsugana e fa «coppia» con la malga Colo. Si tratta di strutture che sono di proprietà dell’amministrazione comunale e che vengono affidate a rotazione ai pastori. Adesso è la volta dei cugini Caumo che in quota non si occupano solo di capre ma anche di pecore e di mucche. La località si raggiunge anche a piedi partendo sia da Roncegno che da Ronchi e risalendo le pendici del Lagorai. Diversi sentieri e quindi diversi accessi per chi ha voluto uccidere le due capre.

A quanto pare non ci sarebbero stati degli screzi o dei problemi che potrebbero giustificare una reazione di questo genere. E neppure pare che gli animali avessero dato fastidio a qualcuno tanto da armargli la mano e affondare il coltello. Insomma sembra difficile inquadrare la vicenda ma ci penseranno le indagini dei carabinieri a cercare di fare un po’ di luce sulla vicenda. Intanto la vita in malga va comunque avanti con gli animali da governare e da mungere e con il loro latte che deve essere trasformato in formaggio. Quello che è successo non ha cambiato le abitudine e non sarebbe neppure possibile farlo. La vita i montagna è così.

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