La ricerca

Metaverso, per l’Università di Trento: «Nel lavoro favorisce la collaborazione»

Lo studio del docente De Pisapia, pubblicato dalla rivista Scientific Reports: «Non c’è uno strumento buono e uno cattivo. Abbiamo cercato di quantificare e misurare vantaggi e svantaggi senza lasciarli alle sensazioni personali»



TRENTO. Uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports e condotto da Nicola de Pisapia, docente di Psicobiologia e Psicologia fisiologica al Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell'Università di Trento, analizza l'impatto psicologico sugli individui di tre contesti di interazione professionale diversi: la videoconferenza online, la riunione in presenza e quella in una realtà virtuale tridimensionale.

«Dalla ricerca - si legge in una nota - emerge che le riunioni in presenza facilitano il coinvolgimento dei partecipanti, ma fanno registrare una prevalenza di emozioni negative e di stress. Nel caso in cui nel gruppo siano presenti anche superiori, poi, si percepisce il rapporto di gerarchia. Inoltre c'è più competitività. La realtà virtuale si è rivelata abbastanza simile a quella fisica per la partecipazione e la sensazione di "immersione". Gli individui collaborano attivamente tra loro».

«Un aspetto negativo è invece l'affaticamento alla vista. Infine, la videoconferenza emerge come una modalità efficace di lavoro ma con forti limiti comunicativi: nel corso della riunione le persone si focalizzano sull'argomento da discutere e ci sono meno tensioni, ma i lavoratori si dicono annoiati». L'approccio, in questo caso, è utilitaristico. «Il quadro che è emerso - sintetizza De Pisapia - non è semplice. Non c'è uno strumento buono e uno cattivo. Tutti sappiamo che il remoto offre vantaggi ma anche svantaggi. Quello che abbiamo fatto è stato cercare di quantificare e misurare questi aspetti e non lasciarli solo alle sensazioni personali».













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