Letta addio, ma la giunta impugna la Finanziaria

Rossi: «Il governo non ha risposto in tempo utile». Nel mirino riserve all’erario e accantonamenti. «Renzi? Affronti la questione del Nord, premi ai più virtuosi»



TRENTO. Il governo Letta non c’è più, ma la giunta provinciale ieri ha impugnato la legge di stabilità 2014 del governo, più precisamente 23 dei suoi 749 commi che secondo Piazza Dante possono essere in probabile contrasto con le competenze provinciali. «Non è il primo regalo al governo Renzi - sgombra il campo il presidente Ugo Rossi - non è una conseguenza diretta della crisi di governo ma solo una coincidenza temporale, avremmo comunque approvato la delibera oggi». Nell’incontro del 30 gennaio scorso con il ministro per gli affari regionali Graziano Delrio, Rossi e il presidente altoatesino Kompatscher avevano lanciato quasi un ultimatum: il governo ci dica entro il 25 febbraio (data ultima per presentare ricorso, ndr) se accetta il «residuo fiscale» come riferimento per calcolare il concorso di Trento e Bolzano al risanamento della finanza pubblica, altrimenti le due Province faranno partire i ricorsi». Sulla carta c’erano dunque ancora una decina di giorni di tempo, ma la giunta ha preferito procedere: «Se si fosse prodotta un’accelerazione positiva in queste settimane, avremmo rinunciato - precisa Rossi - ma così non è stato. Quindi noi andiamo avanti, ferma restando la nostra disponibilità a ritirare tutti i ricorsi se la trattativa andrà a buon fine». Difficilmente poi, con la crisi di governo di mezzo, il nuovo esecutivo - con un nuovo ministro al dicastero degli affari regionali - avrà tra le sue priorità il dossier Trento-Bolzano.

Sono tre i motivi alla base dell’impugnazione. Il primo: gli accantonamenti forzosi imposti dalla legge di stabilità sul bilancio provinciale in relazione al concorso al risanamento della finanza pubblica. Il secondo: la reintroduzione delle riserve all’erario del 2011 e le disposizioni sulla spending review per la spesa pubblica e la spesa sanitaria. «Con il piano del commissario Cottarelli il Trentino viene abbinato a logiche nazionali, noi abbiamo un piano di miglioramento della spesa pubblica che vogliamo gestire in modo autonomo», ha spiegato Rossi. Infine, anche per quanto riguarda la parte - positiva per la Provincia - delle nuove deleghe (in materia di agenzie fiscali, giustizia e tributi locali), la legge di stabilità contiene previsioni che secondo la giunta violano lo Statuto là dove imputano il loro costo alle riserve all’erario.

Con queste nuove impugnazioni, l’ammontare dei ricorsi di Trento e Bolzano nei confronti delle finanziarie statali sale a circa 6 miliardi di euro, uno grosso stock negativo per le casse statali. «Il termine per arrivare ad un accordo è giugno, non fasciamoci la testa prima di rompercela - ripete Rossi - l’auspicio che ci sia un governo operativo il prima possibile». Il presidente ammette che la crisi di governo improvvisa impone uno stop ai tavoli tecnici Provincia-Stato sulle deleghe: «Serve un interlocutore politico e in questa fase c’è un grande punto di domanda. I contenuti della proposta politica di Renzi non sono noti e un po’ di preoccupazione c’è». Per Rossi «Renzi dovrà chiarire quale assetto istituzionale ha in testa. Vuole abolire le Province e il Senato che considera superflui, ma non si può sostituire il Senato con la Conferenza Stato-Regioni», avverte il governatore. Che rilancia un’alleanza del Nord: «Sono andato da Zaia, andrò da Maroni, ho contatti con Debora Serracchiani. Penso che il tema del Nord dovrà essere affrontato all’interno di un nuovo assetto e che si possa ragionare con Renzi su premi alle Regioni più virtuose, in modo non ideologico. Questa è la logica del residuo fiscale». (ch.be.)













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