Ladri nella parrocchia di Santa Caterina

Rubate offerte per 2.000 euro, un computer portatile e una fotocamera



ROVERETO. La settimana scorsa le scritte sulla facciata della chiesa; l'altra notte i ladri negli uffici del parroco e del viceparroco. Due episodi che non sembrano collegati tra di loro ma che hanno preso di mira un unico obiettivo: la parrocchia di Santa Caterina. Il bottino dei ladri è stimato attorno ai 4.000 euro: 2.000 euro di denaro in contante conservato in cassaforte frutto delle offerte dei fedeli, un computer portatile e una macchina fotografica digitale.

Nessuno dei frati dell'annesso convento si è accorto di nulla mentre in ladri di notte erano "impegnati" nel loro raid. L'amara sorpresa è arrivata ieri mattina quando ci si è accorti delle visite notturne negli uffici del parroco padre Gianni Landini e del viceparroco padre Luca Santato. Come sono entrati i ladri all'interno del complesso di S. Caterina? «Purtroppo non è difficile entrare - replica padre Gianni - Potrebbero aver scavalcato il muro su via Campagnole oppure essere entrati dalla campagna sul retro, la zona è vasta e le possibilità di accesso anche...»

Superato il primo ostacolo, i ladri poi hanno attraversato il chiostro e si sono diretti verso gli uffici della parrocchia tralasciando invece l'altra ala, quella occupata dal convento dove dormono i frati.  Con un piede di porco hanno forzato la porta dell'ufficio del parroco e una volta entrati si sono messi alla ricerca di denaro. Probabilmente hanno aperto i cassetti, senza comunque mettere a soqquadro l'ufficio, e poi l'armado che nasconde la cassaforte. Hanno trovato le chiavi del forziere e una volta aperto l'hanno ripulito del denaro contante, frutto delle offerte dei fedeli, per un importo sui duemila euro.

Quindi è stata la volta dell'ufficio del viceparroco dal quale sono spariti un computer portatile e una macchina fotografica. E per uscire dal complesso di Santa Caterina? Forse avranno semplicemente aperto il portone o, nella peggiore delle ipotesi, scavalcato ancora il muro di cinta.

Dopo le scritte sulla facciata, arrivano i ladri. Due episodi che, secondo il parroco e i carabinieri che indagano sul furto, non sono legati tra di loro. «Chi può essere stato? Bella domanda, non siamo noi a dover dare un giudizio. Secondo il modus operandi potrebbero essere stati degli zingari o qualche banda specializzata. Sicuramente non un tossico o chi ha fame. Comunque bisognerà pensare a qualche deterrente per garantire la sicurezza. Questa sera ci ritroveremo per decidere cosa fare: mettere le telecamere di videosorveglianza oppure un sistema di allarme anti intrusione. Anche il Comune dovrebbe fare qualcosa - conclude padre Gianni - perchè il problema sicurezza non esiste solo in zone dove c'è più criminalità, ma, lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, anche in una città come Rovereto».













Scuola & Ricerca

In primo piano