La mitologia ladina al pari dei greci

L’antropologa meranese Ulrike Kindl ha aperto a Pozza il ciclo di eventi «Sèntes, strìes e eroìnes»


di Elisa Salvi


POZZA DI FASSA. «La Val di Fassa, oltre alla bellezza ambientale, ha una ricchezza speciale: la sua minoranza, custode di lingua, cultura e tradizioni uniche, ma soprattutto di una stupefacente mitologia che ha la qualità del mito greco». Ha esordito così l’antropologa meranese Ulrike Kindl, catturando subito l’attenzione del pubblico presente martedì sera nella sala consiliare del municipio di Pozza per il primo incontro di “Sèntes, strìes e eroìnes”, ciclo d’eventi dedicato alle donne tra arte, storia e letteratura ladina, a cura del Comitato manifestazioni di Pozza e dell’Istituto Culturale Ladino. Ulrike Kindl, studiosa di germanistica, filologia medievale, iconografia simbolica e docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha avviato la rassegna con una “lezione” di grande interesse. Presentando il suo ultimo libro “Miti ladini nelle Dolomiti” (ed. Palombi, 2012), scritto con Nicola Dal Falco (che ha ri-narrato le leggende), Kindl ha fornito chiavi di lettura illuminanti sulle origini dei miti ladini, raccolti da Karl Felix Wolff, di cui è considerata la massima esperta. «Fassa - ha spiegato l’antropologa - è una faglia dove si scontrano la cultura mediterranea e tedesco-austriaca. Wolff, giunto in valle nel 1913, è riuscito a fissare sulla carta il mito dei Monti Pallidi e del Regno di Fanes poco prima della Grande Guerra. Operazione che dopo la distruzione lasciata dal conflitto non sarebbe stata possibile».

Kindl ha spiegato l’analisi compiuta sulle leggende narrate dal Wolff, che ha interpretato la mitologia delle valli attorno al Sella secondo le saghe del Nord Europa senza coglierne le declinazioni mediterranee. Restituito il carattere frammentario (e non ciclico) alle storie, la studiosa ha riconosciuto nel mito dei Monti Pallidi, che nel paesaggio palesa una teofania lunare, e nella simbologia delle eroine del Regno di Fanes, da Dolasilla alla principessa marmotta, le figure iconiche del culto della “Mater Magna”. Si tratta di una divinità femminile primordiale, tipica delle mitologie note, in cui si manifesta la terra riflessa a sua volta nella luna, che assume ruoli femminili differenti (presenti nel mito ladino), a seconda delle sue fasi. Ulrike Kindl in questo libro, frutto di un attento lavoro di archeologia e antropologia culturale, ha restituito così tutto il valore della mitologia ladina, capace d’attraversare la storia, sull’isola di una minoranza.













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