sanità

In Trentino 30 parti in casa all’anno

Sono 183 i bambini nati a domicilio negli ultimi otto anni, in continuo aumento. C’è anche un contributo di 750 euro



TRENTO. Sono 183 i bambini nati in casa negli ultimi otto anni in Trentino, una minoranza assoluta rispetto ai nati in ospedale (siamo nell’ordine dello 0,46 per cento) ma in costante aumento: dai 15 del 2006 ai 34 del 2013. E pensare che negli anni precedenti - come ricordano le ostetriche - i parti in casa erano solamente uno o due all’anno, ma l’atteggiamento verso questa scelta (di questo si tratta) è cambiato anche grazie al sostegno della Provincia autonoma di Trento che contribuisce parzialmente al sostegno delle spese (con 750 euro) in modo simile a quanto avviene in provincia di Bolzano, in Piemonte, Emilia e nelle Marche (mentre il parto in casa è totalmente gratuito a Torino, Reggio Emilia, Modena e Parma).

Le madri ansiose (e preoccupate) sappiano che tutti i 183 parti in casa sono andati per il meglio, anche se in alcuni casi (una ventina) è stato disposto il trasporto in ospedale durante il travaglio per vari motivi, su decisione dell’ostetrica o della stessa partoriente.

A guardare le statistiche il parto in casa non ha controindicazioni, ma si tratta in realtà di un campione già selezionato di donne in buona salute e con gravidanze che procedono per il meglio. Parliamo di donne non più giovanissime (la maggior parte ha un’età compresa fra i trenta e i quarant’anni), con grado di istruzione elevato (quasi la metà ha un diploma di laurea o laurea breve) e di buone disponibilità economiche. Questo almeno è quello che risulta dall’ultimo rapporto sul parto a domicilio in Provincia di Trento pubblicato dall’azienda sanitaria di Trento.

Secondo il rapporto il dato dei parti a domicilio in Trentino è in netta contro tendenza rispetto a quanto avviene a livello nazionale, con una richiesta che in teoria sarebbe ancora superiore visto che il numero effettivo di parti assistiti in casa rappresenta in realtà il 70 per cento delle richieste. Se in Trentino questi parti rappresentano meno dello 0,5 per cento, le percentuali all’estero sono più elevate ad esempio, per considerare l’arco alpino, in Austria e in Svizzera (superiori all’1 per cento), ma soprattutto in Olanda dove i numeri, per ragioni socio-culturali, sono molto più elevati: nell’ordine del 16 per cento.

In Trentino funziona così: si prende contatto con un’ostetrica che organizza un contatto con i genitori, quindi sarà lei a seguire l’intera gravidanza e ad assistere la madre nel corso del parto. Controindicazioni? Le madri al primo parto potrebbero avere qualche complicazione per la durata del travaglio, mentre il parto a domicilio andrebbe escluso in caso di parti gemellari o in presenza di problemi di salute della madre o del feto. Sono rari - infine - i casi in cui il bambino ha avuto bisogno di controlli medici in ospedale successivamente al parto.

In Trentino la maggior parte di queste nascite in casa è stata seguita dall’ostetrica Cristina Guareschi (che intervistiamo nel pezzo qui sotto). Il costo è di 1.200 euro che comprende anche il percorso pre e post parto, ma è previsto un contributo di 750 euro da parte della Provincia. (a.s.)













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