In 40 mila sotto la soglia di povertà

A rischio le famiglie con un solo genitore, quelle numerose e i singoli over 65


Robert Tosin


TRENTO. Quarantamila trentini vivono sotto la soglia di povertà; 16.700 famiglie sono povere. Il rapporto sulla situazione economica e sociale del Trentino fotografa i punti deboli di una provincia che sta perdendo terreno rispetto ai cugini di Bolzano, ma che vive comunque al di sopra, abbondantemente, della media nazionale e dove la crisi è stata in parte arginata. Per dare un po' di respiro alle famiglie in difficoltà ora c'è allo studio un disegno di legge - piuttosto controverso - che prevede un obolo una tantum che dovrebbe avere lo scopo di far crescere i consumi. Ma i dati parlano piuttosto chiaro: le famiglie hanno rallentato vistosamente le spese, preferendo mettere da parte quello che riescono ad avanzare a fine mese (in calo pure questo) in previsione di periodo ancora più magri, soprattutto per un temuto ulteriore aumento delle tasse.

L'anno scorso, rispetto all'anno precedente, il numero dei poveri in Trentino è aumentato in modo impercettibile per la definizione statistica (dal 7,3% all'8,3%), mentre è aumentata l'intensità, vale a dire la distanza della ricchezza dal livello di povertà. Detta in parole povere, i poveri sono diventati più poveri. Questo quadro vale all'interno del Trentino, poichè la soglia di povertà si misura in rapporto con la ricchezza media che in provincia è superiore a quella nazionale. Secondo i riferimenti italiani, solo un trentino su 25 risulterebbe povero.

In termini assoluti, nel 2011 su circa 480 mila individui residenti in Trentino e con cittadinanza italiana, i poveri risultano poco più di 40 mila adottando la soglia di povertà locale e quasi 19.500 utilizzando quella nazionale. Per quanto riguarda le famiglie, invece, su poco meno di 190 mila, circa 16.700 risultano povere con soglia locale e quasi 9 mila con soglia nazionale. Cambia anche la percezione di povertà a seconda dei territori: per questo in Trentino non è un allarme sociale, anche se alcune sacche di difficoltà sono chiaramente registrate.

La diffusione della povertà trova terreno soprattutto nei nuclei con un genitore solo (16,9%), singoli con oltre 65 anni (14%) e nelle famiglie numerose (12,8%). Riveste particolare importanza anche la percezione della povertà, o comunque dei problemi economici. Nel 2011 circa la metà delle famiglie (51,6%) dichiara di avere difficoltà per arrivare a fine mese; di queste più di 7 su 10 (pari al 39,3% delle famiglie) sostengono di dover affrontare problemi di poco conto, quasi due su dieci (l'8,5%) affermano di dover far fronte a difficoltà più consistenti e circa una famiglia su dieci (il 3,8%) dichiara di essere afflitta da difficoltà economiche incisive. Dallo studio si scopre anche che le famiglie ricominciano a mettere da parte qualcosina, meno dei tempi sereni, ma più del 2010. Le interpretazioni di questo dato sono diverse. Potrebbe trattarsi di un parziale recupero della redditivtà, ma l'incrocio con altri risultati farebbe piuttosto pensare ad un calo nei consumi orientato alla prudenza di mettersi qualche cosa da parte in vista di una ulteriore stretta fiscale. Insomma, si raschia il barile con la paura che le cose possano mettersi ancora peggio. La percentuale delle famiglie ch enon fanno risparmi è calata dal 56% del 2010 al 51,6% del 2011.













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