Identità rubate, perquisiti 2 phone center

In vendita a spacciatori e altri criminali 70 tessere telefoniche intestate ad ignari cittadini: una quarantina le denunce


di Luca Marognoli


TRENTO. Un mercato di tessere telefoniche attivate con identità rubate è al centro di un’indagine dei carabinieri che ha già portato alla perquisizione di due “phone center” gestiti da pachistani a Trento e di altri negozi analoghi fuori provincia. Una settantina le “sim card” illecite individuate nell’arco di un solo mese e quasi 40 le querele sporte dagli ignari titolari. Ma il sospetto è che questa sia solo la punta dell’iceberg.

Un’ulteriore conferma di come i dati personali, quelli protetti dalla celeberrima legge sulla privacy, possano diventare anche merce di scambio e - cosa anche peggiore - finire nelle mani sbagliate, trasformando cittadini inconsapevoli in “identità di copertura” di spacciatori o di altri generi di criminali. Proprio partendo da un’attività antidroga in Vallagarina i carabinieri della Compagnia di Rovereto si sono imbattuti in un numero di cellulare di un presunto narcotrafficante. Approfondendo le indagini, i militari hanno scoperto che l’utenza non apparteneva a un delinquente, ma a una persona che nulla aveva a che fare con il “giro” (e che sicuramente ha passato un brutto quarto d’ora quando si è trovata a doverlo spiegare).

Da questo spunto investigativo ha preso le mosse un’operazione che ha permesso di risalire, finora, a 70 tessere sim “taroccate” vendute sottobanco e a prezzi gonfiati. Sul mercato illegale le tessere telefoniche intestate ad altri avevano un valore di 40 euro e non è difficile capire quanto potessero essere appetibili per chi voglia comunicare senza essere rintracciato. L’utenza criminale è, potenzialmente, enorme e i gestori di alcuni locali specializzati in chiamate internazionali senza scrupoli ne hanno approfittato per costruirci su un business molto redditizio.

L’indagine, coordinata dalla pm Alessandra Liverani, però ha fatto emergere la pratica illegale, che ora è sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori in cerca di nuove articolazioni del fenomeno. Nel corso delle perquisizioni a Trento e fuori provincia sono state scoperte una settantina di tessere telefoniche intestate a identità rubate. Sembra che per attivare le sim siano state utilizzate fotocopie di documenti di identità originali, reperiti probabilmente dagli stessi gestori dei locali quando venivano richiesti per trasferimenti di denaro (money transfer) internazionali. In alcuni casi i nomi degli intestatari sarebbero stati lievemente modificati con l’aggiunta o sottrazione di qualche vocale o consonante. I reati ipotizzati sono sostituzione di persona, falso in scrittura privata e violazione della legge sulla privacy.

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