I conigli del cimitero catturati con le trappole

Dopo il caso Daniza il Comune sceglie metodi non cruenti e si allea con la Lav Palazzo Thun: un’odissea giuridica per risolvere un problema semplice


di Luca Marognoli


TRENTO. La classica carota come esca per attirare nelle trappole i conigli che scorrazzano tra le tombe e poi liberarli in ambiente naturale. Il tutto in maniera non cruenta (Daniza docet) e a costo zero, grazie alla collaborazione dei volontari della Lav, che già da ieri sera sono entrati in azione, mentre nel frattempo l’accesso al cimitero è stato “blindato” rinforzando le recinzioni con una rete metallica. Sembra semplice la soluzione trovata dal Comune per risolvere un problema che aveva suscitato proteste crescenti, fino a culminare in una raccolta di 500 firme. Ma per arrivare a questo uovo di Colombo il sindaco Alessandro Andreatta ha dovuto sudare sette camicie, superando ostacoli non tanto operativi quanto giuridici. «Parliamo di fauna selvatica, che è patrimonio indisponibile dello Stato e, per quanto ci riguarda, della Provincia», spiega la dirigente del servizio Ambiente Luisella Codolo. «Altrimenti sarebbe stato semplicissimo: i conigli domestici diventano responsabilità del sindaco, che può decidere in autonomia con atti amministrativi ordinari». Era stata considerata addirittura l’ipotesi della microchippatura e adozione, ma la speciale classificazione non permetteva di seguire questa strada: «Esistono dei precedenti. I conigli che vivono lungo gli argini dell’Adige derivano da rilasci di cacciatori compiuti negli Anni Cinquanta e Sessanta: nelle zone a nord della città, l’Associazione contadini ha chiesto di poter intervenire secondo le leggi in materia e la proposta è stata autorizzata dal Comitato faunistico provinciale. Alcuni anni fa sono stati incaricati del controllo gli agenti di vigilanza della stessa associazione, che interviene con reti o con la soppressione».

La legge consente di agire solo in determinate fattispecie: la presenza di danni al patrimonio storico-artistico o idrogeologico. «Ma questi requisiti non c’erano e inserire una nuova norma è stato ritenuta impraticabile dal servizio giuridico della Provincia». Rimaneva salva la strada dell'ordinanza contingibile e urgente, che può essere firmata dal sindaco solo quando viene messa a repentaglio la pubblica sicurezza o l'igiene pubblica. «Interpellata in primavera, la Provincia aveva però escluso la presenza di tali rischi. La situazione è cambiata la scorsa settimana, probabilmente a causa dell'aumento del numero degli esemplari, quando l'Azienda sanitaria ha dichiarato che i conigli sono un potenziale veicolo di rischio sanitario. A quel punto noi eravamo già pronti perché avevamo già preso contatti con la Lav, che interverrà di concerto con altre associazioni ambientaliste». Questione risolta, quindi. Ma Palazzo Thun avrebbe agito comunque, spiega Codolo, «a proprio rischio, in quanto al di fuori delle previsioni di legge». Lo conferma l’assessore Michelangelo Marchesi: «La Lav ci aveva chiesto di attendere la seconda metà di ottobre. È cambiato lo strumento, ma le modalità restano le stesse». La linea del Comune è stata di «rispondere alla preoccupazione dei cittadini e nel contempo di rispettare la sensibilità di chi auspicava un intervento il più possibile indolore e non cruento: i fatti recenti hanno dimostrato che c’è una particolare attenzione a questi aspetti. Lo stesso custode auspicava questo orientamento, forse per la sua formazione francescana».

Le operazioni di cattura saranno eseguite la sera e richiederanno del tempo. Dove finiranno i conigli resta top secret: «Per scaramanzia non lo diciamo», dice Codolo. «Ma sarà un’area già colonizzata dai conigli».













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