Giunta Rossi: poche vere novità e poco coraggio

Delle due l’una: o Rossi è così forte da poter governare scontentando praticamente tutto il suo partito e molti dei nuovi assessori o è un temerario che ha messo il (presunto) bene della giunta davanti ad ogni altro ragionamento


di Alberto Faustini


Delle due l’una: o Rossi è così forte da poter governare scontentando praticamente tutto il suo partito e molti dei nuovi assessori o è un temerario che ha messo il (presunto) bene della giunta davanti ad ogni altro ragionamento. È una partenza alla Dellai, la sua: senza guardare in faccia quasi nessuno. Quasi: perché è passata la logica - politicamente assai pericolosa - dell’elezione diretta degli assessori.

Poltrona a tutti i più votati. All’appello manca solo Dorigatti (che si consolerà restando alla guida del Consiglio provinciale). Al più votato del Pd (Olivi), la scontata poltrona di vice e l’assessorato che voleva (l’economia). La delega più impopolare (la sanità) va all’assessore che ha il record della popolarità (Donata Borgonovo Re). Per depotenziarla? Il sospetto è forte: staremo a vedere. A Sara Ferrari è andato un frullato apparentemente saporito ma senza ingredienti: ricerca senza cultura e istruzione, politiche giovanili senza lavoro, pari opportunità senza sostanza e cooperazione allo sviluppo senza troppi denari. Le donne - come avrete capito - due erano e due restano. Si poteva e si doveva osare di più.

Nel Patt si salva solo il fidato Dallapiccola, che con (l’immortale) Mellarini sarà assessore al consenso: il primo avrà agricoltura, turismo, caccia e pesca (bacini elettorali preziosi come pochi) e il secondo avrà cultura (?), sport e protezione civile (contributi per tutti). Gilmozzi, come Pacher, dovrà tenere insieme ambiente, energia e lavori pubblici: un ossimoro, in pratica. Col ritorno di Gilmozzi e Mellarini in giunta, si dimostra che l’Upt è passata da partito dei sindaci a partito degli assessori. Un po’ fragile, come proposta politica. Soprattutto se si considera che i due, al prossimo giro, non dovrebbero essere nemmeno fra i candidati. Condizionale sempre d’obbligo, considerato che c’è già chi parla del ritorno di Dellai.

L’esterno Carlo Daldoss stabilisce un primato: già sindaco di Vermiglio e presidente del Comprensorio, vicino all’Upt e poi caro a Tarolli e Carli, non è né esterno, né tecnico, né... noneso (come Panizza desiderava). E il Patt, quasi all’unanimità, ha già mal di pancia. Non basterà certo un buon digestivo (presidenza del consiglio regionale e assessorato in una Regione ormai inesistente) per farlo passare.

A Rossi - che vorrà anche cambiare l’istruzione, puntando su una scuola trilingue - il lavoro non mancherà. Per cercare di tenere tutto insieme, ha rischiato di sfasciare tutto ancor prima di cominciare. Quasi un record. Ma il vero lavoro inizia oggi.













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