Fracalossi alla guida della Cooperazione

Finisce l’era Schelfi. Il nuovo presidente vince con il 60% e subito tende la mano a Gios: «Presenza importante. Lavoreremo insieme per l’unità»


di Roberto Colletti


TRENTO. La cooperazione ha chiuso con l'era Schelfi. Perché dopo 12 anni la presidenza passa a Giorgio Fracalossi. Ma soprattutto perché il suo concorrente, Geremia Gios, ha raccolto 304 voti sui 771 espressi dall'assemblea. Il 39,8% dei consensi, contro il 60,2% del vincitore, sono una presenza importante della quale «si deve e si vuole tenere conto» come si è affrettato a dichiarare il neo presidente «per coltivare assieme l'unità del movimento, dove risiede la nostra forza.» Gios non polemizza: «Sono stato portatore di una sensibilità che non è poi così minoritaria come molti preferivano far credere. Il seme è stato piantato» dice pacato. Questa voce si è fatta sentire, presto si vedrà quanto saprà farsi ascoltare. Ma da ieri il clima è già cambiato, si è aperta una fase nuova.

Due messaggi che, tuttavia, dicono che dal voto non esce una cooperazione spaccata, bensì un movimento che si interroga su cosa e come cambiare. Gios ha indicato come punti critici l'urgenza di rivalutare la partecipazione dei soci ed il ruolo delle cooperative di base per ritrovare la coerenza tra principi e comportamenti cooperativi. Fracalossi ha replicato che la partecipazione deve trasformarsi in responsabilità e che i valori debbono coniugarsi con la logica d'impresa, perché l'idealità vive del lavoro dei soci. Insomma, due punti di vista che, se sul piano ideale non entrano necessariamente in conflitto, sul piano pratico però producono decisioni e comportamenti diversi, tanto diversi da manifestarsi nel 60 a 40 dell'urna. Riconciliarli sarà compito di Fracalossi e di un consiglio d'amministrazione molto rinnovato: 9 membri su 22 sono al primo mandato, 8 sono donne, solamente 2 consiglieri sono al terzo mandato.

«Questo voto è il risultato di un bel confronto» ha commentato serafico Diego Schelfi che s'è subito calato nella parte di padre nobile «una componente ha fatto sentire la sua voce, il consiglio dovrà tenerne conto». È più o meno la medesima componente che tre anni or sono, raccogliendo il 25% dei consensi, s'oppose al suo quarto mandato. Sono cambiati tempi e condizioni. Ma stavolta, vuoi perché ha trovato nel professore universitario di Economia il suo campione, vuoi perché l'ultima presidenza Schelfi si è rivelata per molti aspetti stanca, quest'opposizione ha guadagnato 15 punti, rivelandosi più agguerrita di quanto gli stessi interessati pensassero. Introducendo nella ministeriale aria della Federazione un elemento di novità, per ora potenziale.

Fracalossi, come spesso ricorda, spinto per senso del dovere e contro le sue ambizioni alla presidenza, ora che gli è stata affidata s'impegnerà, ha scandito, al massimo «raccogliendo in uno scenario tutt'altro che incoraggiante l'eredità di Schelfi, con una certezza: in quest'impresa non sarò solo».

La chiave di un possibile cambio di passo in via Segantini sta qui, nella sua dichiarazione di volere coinvolgere, attraverso ampie deleghe, tutto il consiglio d'amministrazione nel governo del movimento. Alcune cose le ha già dette: ai quattro vice presidenti assegnerà la responsabilità dei rispettivi settori, chiederà una rivisitazione dei compiti di rappresentanza sindacale della Federazione, il rafforzamento della vigilanza contabile e cooperativa, il rafforzamento dei servizi. Se alle parole seguiranno i fatti, si tratterebbe di una messa a punto degli obiettivi e di una revisione dell'apparato che, in un decennio di consistente e rapida crescita dello cooperazione, erano mancati, creando incomprensioni tra le esigenze delle imprese meno strutturate e il “centro” di via Segantini. È in questa frizione che nasce il disagio del socio che chiede di «essere ascoltato» e di «contare di più». Fracalossi annunciando il «lavoro di squadra», più attenzione al socio e promettendo più «flessibilità, senza far venire meno la stabilità» mostra di cogliere la richiesta che sta dietro il 40% di Gios, promettendo dialogo e cambiamento.

Esplicito anche il suo messaggio alla politica con la quale intende «rafforzare i rapporti», senza quel margine di disturbo che le passate ambizioni di Schelfi per piazza Dante finivano per creare. Il suo è un approccio pragmatico: «Per l'ampiezza dei settori in cui la cooperazione opera, per la vastità della base sociale che quasi coincide con la popolazione, è indispensabile rafforzare le relazioni con Provincia, comuni ed enti territoriali. Ognuno nel proprio ruolo, possiamo fare cose importanti, superando un confronto che oggi è un po' troppo generico e saltuario. Condividiamo l'attenzione, siglata con un protocollo, verso le periferie, le produzioni sostenibili, il lavoro, la concorrenza leale negli appalti. Questo potrebbe rappresentare la base di partenza per una nuova partnership.»

Parole già sentite. Ma è mutato il contesto: in piazza Dante da tempo non siede più Lorenzo Dellai, ora in via Segantini c'è Fracalossi. Da una parte e dall'altra s'è conclusa una fase. Si attende la nuova.

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