Fondriest in cucina con Bertol: «Però lo chef lo faccio io»

Sabato pomeriggio due nonesi ai fornelli nel cortile di palazzo Geremia con menù a sorpresa «Il ciclismo? Lo seguo da vicino. Merckx il più grande di tutti, il futuro è di Moreno Moser»



TRENTO. Sta al gioco. E già qui si capisce che sarà un momento di spettacolo, oltreché di cucina ad alti livelli. Maurizio Fondriest, l'ex campione del mondo di ciclismo, correva il 1988, sarà nel cortile di palazzo Geremia sabato 5 aprile (ore 16) con lo chef Cristian Bertol. Entrambi nonesi, i due saranno i protagonisti di un originale show cooking condotto dal giornalista di questo giornale Luca Marognoli. «Cucinerò io – attacca Fondriest – E Cristian sarà il mio aiutante».

E che farà Bertol, correrà, da fermo, sui rulli?

Ma no, dai.

Vi siete messi d'accordo?

Eh...Ci siamo sentiti. Alla “Prova del cuoco” lui faceva lo chef e io gli davo una mano. Qui invertiremo i ruoli.

Quindi, in cucina ci sa fare. Che cucinerà?

Sarà una sorpresa. Beh, insomma, a parte gli scherzi, non abbiamo ancora deciso cosa faremo e come ci divideremo i compiti. Certo è che non starò ai fornelli. Ma chissà. Vediamo, vediamo... C'è ancora qualche giorno.

Più seriamente, in che modo segue ancora il ciclismo?

Continuo a seguirlo perché produco bici e ho un Continental Team. E poi rimane una grande passione. Ogni giorno controllo i risultati di tutte le corse, mi tengo aggiornato sui corridori e a volte faccio il commentatore televisivo. Insomma, il ciclismo fa sempre parte della mia vita, non l'ho certo abbandonato.

Gli appassionati di ogni età non mancano. E di bici avranno pur bisogno. Non deve essere un settore in crisi, o sbaglio?

Ha ragione. Il mercato si è allargato a dismisura. Fino a qualche anno fa era impensabile andare a vendere bici da corsa a Taiwan, oppure in Cina, dove peraltro in bicicletta sono sempre andati. Ma correre è una cosa diversa. Adesso ci sono gare e squadre anche lì e gli appassionati sono in crescita.

Lei ha smesso di correre, da professionista, alla fine degli anni Novanta. Al di là del doping è cambiato molto il “suo” mondo, sempre che si sia effettivamente trasformato?

Tantissimo, e cambierà ancora. Non sto qui ad entrare negli aspetti squisitamente organizzativi. Però, negli ultimi quindici anni, rispetto a quando correvo io è aumentata la competitività e le corse sono sempre di più, in diverse parti del mondo. Quindi, anche l'organizzazione delle squadre è più complessa. Alcune sono veri e propri colossi. Direi che, giocoforza, è tutto più professionale. Comunque, è anche aumentato lo stress a cui sono soggetti i ciclisti. E ulteriori trasformazioni ci saranno anche nei prossimi anni.

Chi è stato il più grande di tutti?

Eddy Merckx, il cannibale, non c'è dubbio.

E tra gli italiani?

Ogni epoca ha avuto i suoi grandi. Penso a Girardengo, Coppi, Binda. In epoca contemporanea Francesco Moser. Tra l'altro, è stato un momento in cui la rivalità con Saronni ha infiammato i tifosi. Un grande spettacolo offerto da due fuoriclasse.

Adesso?

Nibali. Poi ci sono dei giovani che stanno crescendo. Vedremo.

Fra i trentini c'è qualcuno destinato ad emergere?

Direi Moreno Moser. Però bisogna aspettare ancora un po' per capire se diventerà effettivamente un campione.

Il ciclone doping ha sconvolto il mondo del ciclismo. Che futuro ha questo sport?

Io vedo un buon futuro. Ricordiamoci che il ciclismo è stato il primo sport ad essere investito dal ciclone doping in questo modo. Non è che altri sport ne siano immuni... Il ciclismo è rimasto “a nudo”, e ha pagato. Adesso penso sia incamminato sulla strada giusta e che il futuro possa essere roseo.













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