Filippin espulso dalla Lega

Divina: «Difficile un dietrofront, il consigliere faccia un ravvedimento operoso»



TRENTO. Sfiduciare il capogruppo trentino in Consiglio provinciale, Alessandro Savoi, è costato l’espulsione al consigliere della Lega Nord Giuseppe Filippin. La decisione è stata presa dal direttivo trentino del partito e attende la ratifica del Consiglio federale leghista, a Milano. Tutto perché Filippin, al contrario dei colleghi Franca Penasa e Luca Paternoster, non è tornato sui suoi passi dopo la lettera di sfiducia nei confronti di Savoi indirizzata al presidente del Consiglio provinciale, Bruno Dorigatti, in cui come capogruppo veniva indicato Paternoster. Espulsione con otto voti a favore e due astenuti: una soluzione che lo stesso Filippin si attendeva dopo il rifiuto a ritirare quella lettera. Ma di cui ancora conta di parlare al Consiglio federale e di essere ascoltato. «Perché il segretario, Roberto Maroni - spiega il consigliere - rappresenta la Lega delle ramazze e io chiedo più trasparenza e chiarezza».

«L’ultima parola sull’espulsione di Giuseppe Filippin dalla Lega nord del Trentino, dopo la decisione del direttivo locale, spetta al Comitato di garanzia, un nuovo organo di partito introdotto dalla gestione del nuovo segretario, Roberto Maroni. Ancora non sappiamo il verdetto, ma credo che ci siano pochi margini di rientro». Ad affermarlo è stato il senatore trentino del partito Sergio Divina a margine dell’incontro stampa sugli emendamenti alla normativa della Giunta sulla gestione dell’acqua. «Filippin non solo non paga al partito la quota dal novembre 2011, ma non intende neanche ritrattare la lettera con la richiesta di un nuovo capogruppo consiliare - ha specificato Divina - infine non si attiene alla decisione del gruppo trentino sul disegno di legge per il taglio del 30% alle indennità dei consiglieri. O Filippin farà un “ravvedimento operoso” su tutti questi punti, oppure credo non ci siano altre possibilità di reintegro».













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