E’ morto padre Alfeo Valle faro del sapere rosminiano

Fu protagonista del rilancio degli studi su Clemente Rebora e Antonio Rosmini A Rovereto fino al 1998, a lui si deve anche l’apertura al pubblico della biblioteca



ROVERETO. E’ morto a Stresa, all’età di 90 anni, padre Alfeo Valle. Teologo e autorevolissimo studioso di Rosmini e Rebora, è stato per 15 anni, nel suo periodo roveretano, protagonista assoluto del rilancio in città dello studio e delle figure dei due grandi concittadini. E a lui si deve l’apertura al pubblico della Biblioteca Rosminiana, vero e proprio gioiello della cultura cittadina. Nato a Mezzomonte di Folgaria nel 1922, dopo la laurea in lettere nel 1948 ottenne nel 1950 la licenza in Sacra Teologia. Lo stesso anno, fu ordinato sacerdote. Quindi un lungo periodo da padre spirituale e insegnante in Piemonte, la guida del centro di studi rosminiani di Stresa e nel 1984 l’arrivo a Rovereto. Città che ha lasciato nel 1998 per tornare a Stresa. Uomo riservatissimo, di ammirevole cultura. Riferimento per il mondo culturale cittadino. Come ricorda Mario Cossali che con Valle collaborò a lungo.

«Con padre Alfeo Valle - scrive Cossali - avevo a suo tempo intrecciato un bellissimo rapporto complice l’ombra di Clemente Rebora. Si deve in buona parte proprio a lui se il grande poeta fu riscoperto anche per il suo periodo roveretano, nel quale riprese ad inseguire il demone salvifico della poesia. Ricordo in proposito con commozione il bel libro che riuscimmo a far uscire per i tipi delle benemerite edizioni Longo e la splendida presentazione alla sala degli specchi affidata a Marziano Guglielminetti, studioso tra i primi del nostro Rebora. Padre Alfeo Valle fu l’anima del convegno internazionale sul poeta rosminiano che organizzammo direttamente come Comune, che vide la partecipazione di decine di studiosi, cito, per tutti, Carlo Bo, Carlo Carena, Renata Lollo, Oreste Macrì, Margherita Marchione, Giovanni Roboni, Patrizia Valduga… Si notava in padre Alfeo Valle l’ardore per la verità di matrice rosminiana, l’interesse per ogni contributo culturale serio e approfondito, la capacità di cogliere le urgenze del tempo e la necessità di rivelare ai contemporanei i tesori nascosti dell’eredità rosminiana, tra i quali, principe, la ricerca poetica di Clemente Rebora. Era compreso nel suo ruolo di testimone padre Valle, ma non mancava di sottile umorismo e di spirito critico senza conformistiche riverenze.

La sua presenza a Rovereto fu di grande stimolo per tutti: Accademia degli Agiati, Comune, Università, Provincia per una ripresa rosminiana di spessore, come sta finalmente avvenendo e per valorizzare anche al di fuori di una ristretta cerchia i gioielli della poesia e la passione mistica di Rebora. Mi inchino commosso alla sua memoria».













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