Due necrofori a processo per vilipendio di cadavere

Nel corso di esumazioni compiute al cimitero di Pedersano avrebbero lasciato numerosi resti nel terreno e sono stati denunciati dai familiari di uno dei defunti



VILLA LAGARINA. Tra i momenti più toccanti e delicati che una persona può vivere nella propria vita c’è sicuramente la riesumazione dei resti di un proprio caro. Anche se avviene a distanza di molti anni dalla scomparsa, essa riaccende in ognuno il dolore per la perdita degli affetti più cari. Per questo, si tratta di un’operazione molto delicata, da compiere con grande attenzione e rispetto. Precauzioni che, almeno secondo la Procura di Rovereto, gli addetti della ditta a cui s’era rivolto il Comune per eseguire alcune esumazioni nel cimitero di Pedersano non avrebbero avuto almeno in un paio di casi. Per i familiari di uno dei sei defunti oggetto dell’operazione, compiuta un paio d’anni fa nel camposanto della piccola frazione. Di qui la decisione di presentare un esposto in Procura. Per un disguido, infatti, sarebbero stati gli unici a non essere informati dal Comune sull’esumazione e, ormai a cose fatte, si sarebbero convinti che i lavori non erano stati fatti con la precisione e l’attenzione necessarie. In particolare, i due addetti dell’azienda non si sarebbero preoccupati di raccogliere tutte le ossa del loro caro, ma ne avrebbero lasciate molte nel terreno rimosso. La Procura aveva disposto degli accertamenti nel piccolo cimitero dove, in effetti, erano state trovate delle ossa che, successivamente, una perizia aveva confermato essere umane. Certo, essendo state trovate all’interno di un’area riservata da tempo immemore alle inumazioni, era praticamente impossibile stabilire se si trattasse dei resti del caro di chi aveva presentato l’esposto. Ieri, in tribunale a Rovereto, davanti al giudice Michele Cuccaro, sono comparsi i due dipendenti della ditta cui s’era affidato il Comune e che avevano materialmente eseguito le esumazioni oggetto dell’indagine per rispondere del reato di vilipendio di cadavere. A difenderli l’avvocato roveretana Sonia Speri secondo la quale, nel riportare alla luce le spoglie di persone sepolte decenni prima, è impossibile pensare di poter raccoglierne tutti i resti. Anche nel caos in cui, come è accaduto nella vicenda ricostruita in tribunale, i due imputati hanno compiuto l’operazione con estrema precisione e delicatezza. L’udienza è stata rinviata al prossimo 31 luglio, quando saranno ascoltati in aula i testi della difesa e arriverà la sentenza.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano