Due “fabbriche” di talenti a disposizione della città

Centro musica e Centro teatro: strutture create dal Comune per artisti in erba Tutto funziona al meglio, ma poi mancano i palcoscenici su cui esibirsi


di Paolo Piffer


TRENTO. Messi insieme costano ogni anno al Comune quasi 250 mila euro, 180 il Centro musica di via Fermi, circa 60mila quello teatrale di via degli Olmi. Sono stati entrambi istituiti una decina d’anni fa dall’amministrazione comunale come spazi aperti di formazione e proposta ma sono anche una possibilità per gli adulti di coltivare la propria passione a prezzi modici. Possono quindi essere, o, meglio, potrebbero rappresentare, un trampolino di lancio verso altri lidi. Non che in questi luoghi non si veda il risultato delle prove, anzi, ci sono serate dedicate alle prime come al confronto con chi l'attore o il musicista lo fa di professione. Ma, certo, fare il balzo, è ben più difficile. E, a dirla tutta, i centri non sono, e manco dovrebbero essere, dei talent scout. Ma, forse, non è solo questo. È anche questione di situazioni. Cioè dell'offerta di posti dove fare musica e teatro, del loro numero, esiguo, e, ancor di più, della possibilità, invero scarsa, di uscire dai confini provinciali per proporre la propria arte. Sempre che questa sia considerata tale. In poche parole è quanto sta cercando di approfondire il Trentino in questi giorni partendo dal caso della Galleria civica la cui Fondazione è andata a morire sancendone un futuro perlomeno incerto per quanto sotto l’ala protettrice del Mart.

I numeri indicano che l’interesse c'è e la frequentazione è costante. Al Centro musica, a regime, da novembre ad aprile, passano mediamente tra i 50 e i 60 gruppi alla settimana. In un mese i “passaggi” - quindi la somma dei gruppi che frequentano anche più volte le sale prove - arrivano al migliaio. Solitamente, il pomeriggio i ragazzi. La sera i più “stagionati”. Negli spazi del Centro teatro lo scorso anno sono transitati 64 gruppi, il doppio rispetto ai dodici mesi precedenti. Tra prove, serate con gli artisti, corsi e performance hanno frequentato via degli Olmi più di 6 mila persone.

Per Mauro Tecchiolli del Centro musica «in città l’offerta formativa musicale non manca, tra scuole musicali e noi lo spettro è ben coperto». Semmai è il passo successivo che è difficile fare. Salire su un palcoscenico vero, esibirsi in pubblico al di fuori di un luogo “protetto” come può essere quello del Centro. «D’altronde - afferma Tecchiolli - i locali dove le giovani band possono esibirsi sono sempre di meno. Al Centro abbiamo un termometro ben tarato. Infatti, offriamo ai locali, senza costi, il nostro piccolo service se sono intenzionati a far suonare giovani gruppi. Bene, durante l'estate ci sono delle richieste perché qualche iniziativa c’è ma da ottobre in poi è buio pesto. E poi, forse ci vorrebbe un po’ più di coraggio, e buttarsi». Basta passare in rassegna qualche bel nome. L’Angi di Canale è chiuso, il Gulliver di S.Cristoforo ha detto basta con la musica, il Pasiel di Cadine idem. E, andando ancor più indietro, il Joy in Piné è ormai roba da album dei ricordi. Stando invece ai tempi più recenti, pure il Soultrain si è fermato. Per non parlare dei locali in centro che ancor prima di aprire si sono trovati i vigili sulla porta. Secondo Alessio Kogoj, direttore artistico del Centro teatro, «per i giovani il passaggio al palcoscenico vero e proprio è difficile. Pochi ci sono riusciti. In città qualche posto che fa attività teatrale c’è ma non così tanti. Gruppi che abbiano una loro identità precisa sono rari e riuscire a passare i confini regionali promuovendosi a dovere risulta spesso un problema insormontabile».

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