Diffamazione, condannato Ottobre

Pena di 8 mesi e 800 euro di multa per le critiche espresse contro Ivano Berti. Il pm aveva chiesto l’assoluzione



ARCO. Una batosta: otto mesi di reclusione (pena sospesa), 800 euro di multa e 3 mila euro di risarcimento a titolo provvisionale.

Questo ha deciso ieri pomeriggio il giudice De Donato che ha condannato l’onorevole Mauro Ottobre (difeso in aula dagli avvocati Paolo Dal Rì e Nicola Degaudenz) per il reato di diffamazione nei confronti del comandante della polizia locale dell’Alto Garda e Ledo, Ivano Berti (che si è affidato a Roberto Bertuol come legale).

I fatti in questione sono presto detti. A presentare la denuncia era stato nei mesi scorsi Berti nella convinzione di essere stato diffamato da Ottobre. Come? Sostenendo sia che il comandante aveva autorizzato spese troppo elevate, sia che percepiva uno stipendio più alto di un capitano dei carabinieri e che aveva acquistato 40 giubbotti antiproiettile. L’allora consigliere provinciale si era difeso sostenendo che aveva semplicemente esercitato le sue funzioni di rappresentante della Comunità dell’Alto Garda e Ledro in consiglio provinciale e quindi aveva puntato il dito contro spese che apparivano a suo giudizio almeno discutibili. Aveva anche ammesso di aver sbagliato sul numero complessivo di giubbotti antiproiettile acquistati (erano poche unità) ma solo su questo punto. Il processo era iniziato lo scorso marzo in tribunale a Trento e si è concluso ieri con la condanna, nonostante la Procura avesse chiesto l’assoluzione per il deputato.

Durissima la reazione di Mauro Ottobre, che ha già preannunciato ricorso in Corte d’Appello contro la condanna (i legali del deputato dovranno però attendere il deposito delle motivazioni della sentenza per formalizzare il ricorso).

«Come è ben noto - ha commentato la sentenza Ottobre - oggi (ieri per chi legge ndr) si è celebrata l'ultima udienza avanti il Tribunale di Trento del processo a mio carico che ha preso origine da un atto di querela dal Comandante Berti per delle mie affermazioni apparse sulla stampa locale. Il Comandante Berti si è sentito diffamato e ha pensato di querelarmi. Prendo atto e rispetto la sentenza di condanna - continua il deputato - ma, convinto del mio agire corretto e della mia innocenza, proporrò appello non appena lette le motivazioni».

«Potrei dire - prosegue Ottobre - che, se un politico non può criticare l'operato di un dipendente pubblico, è davvero la fine della democrazia. Ma sarebbe come dar peso ad una sentenza sulla quale non era d'accordo nemmeno il pubblico ministero. E allora dico che l'ho fatto per invidia nei confronti di quei colleghi che, e sono tanti, hanno trovato visibilità, o hanno esaltato quella che avevano, grazie ai loro guai giudiziari. Spero non vogliate fare esempi, ma vi sbagliate se pensate voglia alludere a Berlusconi e alla sua allegra corte di pregiudicati. Siamo vicini alle elezioni provinciali e per le strade del Trentino impazza un ex superassessore supercondannato (così Ottobre ha voluto definire Grisenti in una nota) e pure talmente sfrontato da considerarsi un'alternativa credibile all'attuale maggioranza. E volete io stia zitto perché condannato a non poter dire che il servizio della Polizia Locale non è gestito al meglio?».

«Preferirei far parlare la sentenza», è invece il commento a caldo di Ivano Berti, che si è affidato all'avvocato trentino Roberto Bertuol. Berti poi aggiunge: «In aula è stata provata la diffamazione, anche se la vicenda potrà dirsi chiusa solo quando la sentenza sarà passata in giudicato».

Il comandante della polizia locale dell'Alto Garda e Ledro non nasconde la soddisfazione per l'esito del processo in primo grado: «Sì, sono soddisfatto della decisione del giudice, che ha rilevato come le critiche di Ottobre non fossero di carattere politicho, ma rivolte contro la mia persona».

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