Condomini anni ’50 e ’70 contributi per i «cappotti»

Potenzialmente interessati 15 mila edifici e circa 150 mila appartamenti La riqualificazione energetica tra i temi principali a «Re Buid» di Riva


di Alessandra Cattoi


RIVA DEL GARDA. L’edilizia è il settore in cui la crisi ha colpito più forte e da dieci anni non riesce a risollevarsi, eppure c’è così tanto da fare. È una constatazione amara, che però spinge a cercare nuove strade, sempre più innovative, per fare ripartire un settore che ancora oggi è centrale per lo sviluppo economico ed occupazionale.

Ieri, alla presentazione di Re Build, l’evento dedicato all’innovazione nell’edilizia e alla rigenerazione in programma il 22 e 23 giugno a Riva del Garda, è intervenuto l’assessore provinciale alle infrastrutture Mauro Gilmozzi, sollevando un tema che potrebbe dare una sterzata. «Lavoriamo da anni sulla riqualificazione urbana – ha detto l’assessore - con importanti risultati, e con la stessa ottica sosteniamo anche i lavori degli edifici privati. C’è stata una buona risposta dei proprietari di piccoli immobili, per lo più case singole, meno da parte dei condomini. Ma è lì la vera sfida in termini di riqualificazione. E per questo stiamo proponendo quest’anno dei contributi che vengano colti come nuovi stimoli. I contributi pubblici, tra il credito d’imposta e i risparmi energetici sul lungo periodo, servono a realizzare operazioni quasi a costo zero. Eppure i condomini ancora non partono».

In effetti, si tratta di un maxi operazione di riqualificazione che porterebbe vantaggi non solo in termini economici ma anche di miglioramento del contesto urbano e ovviamente della qualità stessa degli immobili. Si calcola che in provincia di Trento i condomini costruiti tra gli anni ’50 e ’70, con più di cinque appartamenti, siano 15 mila, e che quindi siano più di 150 mila, a spanne, gli appartamenti che potrebbero essere interessati da un intervento di riqualificazione. Un’operazione colossale che davvero farebbe la differenza nei prossimi anni.

Si parlerà anche di questo durante Re Build, delle risposte da dare alla domanda di riqualificazione di grandi immobili che sono arrivati alla fine del loro ciclo vitale, del salto tecnologico che devono fare le aziende di un settore sempre più industriale. Gli esperti, tra cui Thomas Miorin, presidente di RE-lab che ha inventato l’evento, non hanno dubbi: in futuro il sessanta per cento degli edifici sarà fabbricato con metodi industriali. Non saranno più solo le casette di legno prefabbricate ma si lavorerà proprio sui grandi immobili, sui condomini appunto, per riqualificarli con criteri di risparmio energetico, riduzione dei costi, dei tempi nei lavori e aumentare la qualità e la sostenibilità ambientale. Già oggi esistono realtà industriali in Europa che costruiscono e assemblano pezzi di case o anche di alberghi e poi li spediscono a New York dove vengono montati, addirittura già ammobiliati. È questo il futuro che ci aspetta, anche in Trentino Alto Adige che è già la regione leader in Italia per i prefabbricati. Ma durante i giorni di Re Build si discuterà anche dell’esperienza della Protezione Civile trentina per le costruzioni d’emergenza post-sisma e delle novità nell’automazione, in un settore che risente ancora di una certa arretratezza tecnologica. Arrivato alla sesta edizione, il programma si annuncia interessante con un’appendice milanese in autunno, sempre per mettere a confronto il mondo più innovativo della ricerca con le imprese del settore e con le istituzioni e provare a guardare un po’ più in là nel futuro delle nostre città.













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