Chiusura anticipata, ma il bar si ribella

Palazzo Thun impone al Caffè Cavour di tirare giù le serrande alle 23.30. Il locale però contesta l’ordinanza e va avanti


di Luca Marognoli


TRENTO. Chiusura anticipata per “disturbo della quiete pubblica”. Il Comune ha emesso un’ordinanza restrittiva a carico del Caffè Cavour, all’incrocio con Santa Maria Maggiore, tempestato dalle proteste dei cittadini insonni. Usa il pugno di ferro: stop alla somministrazione di bevande alle 23 e serrande abbassate alle 23.30, “tutti i giorni della settimana, per tutto l’anno”. La titolare del locale però respinge l’accusa al mittente, sostenendo che garantire l’ordine pubblico sulla pubblica via non spetta a lei e annunciando che continuerà ad aprire fino alle 2.

Il provvedimento - informa in una nota Palazzo Thun - arriva “dopo ben 19 interventi della polizia locali e degli altri organi di pubblica sicurezza che avevano riscontrato problemi di disturbo della quiete notturna anche a seguito di numerosissime segnalazioni dei cittadini residenti nelle vicinanze del locale”.

La polizia locale, da noi contattata, invita i gestori dei locali a fare la loro parte: «Sanno benissimo qual è la situazione e dopo 19 avvertimenti giunti da più parti sanno anche a cosa vanno incontro», dicono ai servizi esterni.«Come dovrebbero comportarsi? Dire all’avventore che disturba: “Non ti somministro più da bere se continui perché questo può danneggiare tutti”». I suggerimenti sono più di uno: «C'è l'obbligo di somministrare bevande con bicchieri di plastica all’esterno del locale: quelli di vetro non possono uscire, soprattutto quando ci sono gli “happy hour”. Sono anche tenuti alla pulizia dei luoghi esterni e la musica deve restare all'interno, anche se si può ottenere una deroga per concertini fino alle 24: ovviamente la musica deve avere una diffusione percepibile solo dagli avventori. Sono tutti consigli di buon senso».

La titolare, che chiede di mantenersi anonima, parla però di una situazione impossibile da controllare per un esercente: «Non è colpa mia se lì davanti ci sono gli spacciatori da sempre. Quando stazionano persone all’esterno che urlano, la multa andrebbe data a loro. La legge prevede che noi possiamo dare da bere solo ai maggiorenni, ma è competenza delle forze dell’ordine intervenire». Dice di conoscere come stanno le cose, la barista, e di fare quello che può, ma nei limiti della legge: «Ci rendiamo conto che è gente molesta e fa casino e chiamiamo anche noi le forze dell'ordine. Certi soggetti però non possiamo gestirli noi e portarli via di peso. Capisco che la gente nelle case di sopra dorme. Posso invitarli a non alzare la voce e ad allontanarsi. Ma più che ripeterlo milioni di volte....». Poi si rivolge al gruppo di residenti ed esercenti che ha mandato una lettera aperta al sindaco: «É inutile che chiedano firme per fare chiudere noi, il Picaro e l’Accademia alle 23. L'ordinanza - prosegue la titolare - ce l'hanno notificata: avevamo 30 giorni per rispondere e l’abbiamo fatto, ma intanto andremo avanti fino alle 2 come al solito. E poi perché devo chiudere alle 23 io e non tutti gli altri bar: la gente la notte gira per tutta la città». Contestati i rapporti dei vigili: «19 interventi? Mi viene da ridere: scrivono che ci sono 30 persone dentro e 25 fuori, null’altro. Diffusione sonora ad alto volume? Chi lo stabilisce? Non li ho mai visti venire con un misuratore di decibel. E poi la musica da dove arriva?».













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