Cayenne in divieto, a processo

Il suv bloccava un'altra auto: accusa di violenza privata



TRENTO. Ha parcheggiato la sua Porsche Cayenne in seconda fila e poi se ne è andata a sciae dopo aver lasciato le chiavi della macchina al parcheggiatore, a Madonna di Campiglio. Per questo è finita sotto processo la quarantenne moglie di un industriale di Cremona amante delle nevi di Campiglio. L'accusa era di violenza privata. A denunciarla il conducente dell'utilitaria bloccata dalla Cayenne. Lamentava di essere rimasto per oltre tre ore bloccato a causa di quel grande suv che non lo faceva uscire.

La vicenda è finita davanti al giudice di Tione Giuseppe Serao. Al termine di un lungo e complicato processo, il giudice ha accolto la tesi dei difensori della donna, Marco Vernillo, Nicola Benvenuto e Federico Tresoldi. L'automobilista trentino si era costituito in giudizio come parte civile.  I fatti risalgono all'inverno del 2009. La donna, che frequenta Campiglio molto spesso, era giunta nella località delle Dolomiti insieme alla cognata. Al processo ha spiegato che da tredici anni frequenta lo stesso parcheggio. Anche quella mattina non ha trovato subito posto.

Così, per non perdere tempo, ha lasciato la Cayenne in seconda fila. Poi ha lasciato le chiavi al parcheggiatore ed è andata a sciare insieme alla cognata. Pensava che fosse tutto a posto. Ma non lo era. La sua Cayenne era posteggiata proprio dietro a un'utilitaria. Qualche tempo dopo il conducente dell'utilitaria è tornato a prendere la sua macchina, ma non c'era modo di uscire. Così, l'uomo si è messo prima a suonare il clacson, ma non è successo nulla. Allora l'uomo è andato al bar vicino a chiedere se sapessero di chi era la Cayenne.

Ha chiesto anche in giro, ma non si è subito rivolto al parcheggiatore che aveva le chiavi del grande suv. Lo ha fatto dopo circa tre ore. Quando lo ha fatto, il parcheggiatore ha cercato di spostare l'auto e proprio in quel momento è arrivata la proprietaria del suv. Sul posto sono arrivati anche i vigili urbani. Il conducente dell'auto bloccata sostiene che la donna ha anche avuto un atteggiamento arrogante, mentre la donna sostiene il contrario. Fatto sta che l'uomo si è sentito offeso e ha presentato denuncia per violenza privata.

Al processo, che si è tenuto con rito abbreviato condizionato all'audizione di alcune testimonianze, la difesa ha sostenuto che la donna non ha bloccato volontariamente la vettura del trentino che ha presentato denuncia. Ha sostenuto che era abituata da anni a comportarsi così e che sarebbe bastato rivolgersi al parcheggiatore per evitare un'attesa così lunga. Al processo è stato sentito anche il parcheggiatore che ha confermato quesa versione. Il giudice Serao, alla fine, ha ritenuto che non vi fosse dolo nella condotta della donna e l'ha assolta perché il fatto non costituisce reato.













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