Bimba trentina: sì alle cure con staminali

Il tribunale civile di Trento ordina all’ospedale di Brescia il trapianto su una piccola di tre anni, malata di Sma


di Paolo Cagnan


TRENTO. Una bambina nonesa di tre anni affetta da una grave patologia, potrà essere sottoposta a trapianto di cellule staminali presso gli «Spedali civili» di Brescia: lo ha stabilito una sentenza del tribunale civile di Trento, cui si erano rivolti i genitori della piccola, Eros Larcher e Sara Chini di Taio, nella speranza di vedersi accogliere il ricorso d'urgenza presentato alla magistratura del lavoro.

Il provvedimento, che porta la firma del giudice Giorgio Flaim, arriva a pochi giorni di distanza da analoghi pronunciamenti da parte dei tribunali di Firenze e Marsala, che hanno a loro volta ammesso alle cure altri due bambini. L'accoglimento dei tre ricorsi segna - oltre che una vittoria degli avvocati Marco Vorano e Dario Bianchini - una svolta nella complicatissima battaglia politico-giudiziaria che vede contrapposti da un lato, ministero della Salute e Aifa, l'agenzia italiana dei farmaci; dall'altra, i genitori di bimbi affetti da gravissime patologie, per i quali il trapianto di staminali rappresenta l'ultima speranza.

Il fatto nuovo è che i tre bambini - tra cui D - non fanno parte del gruppo di dodici pazienti già in cura a Brescia: appellandosi all'articolo 32 della Costituzione che garantisce il diritto alla salute, i loro genitori hanno chiesto e ottenuto che possano anch'essi accedere al trattamento.

I tre giudici del lavoro hanno accolto i ricorsi presentati con procedura d'urgenza, ordinando l'immediata somministrazione delle cure. L'udienza di merito per D si terrà il 13 dicembre. Gli Spedali civili di Brescia applicano dall'ottobre dello scorso anno il protocollo della Stamina Foundation per il trapianto di cellule staminali mesenchimali adulte. In maggio, l'Aifa aveva sospeso le cure, ritenendole sperimentazioni mediche di fatto fuorilegge.

Il provvedimento del giudice Flaim esprime pesanti riserve sulle motivazioni addotte dall'Aifa per il blocco delle cure. Innanzitutto, per il magistrato è giusto parlare di “cure compassionevoli” riconosciute per legge dal decreto Turco del 2006, e non di sperimentazione clinica. Se poi l'ispezione presso l'ospedale bresciano aveva rilevato “cattive condizioni di manutenzione e pulizia” dei laboratori, non si capisce perché sia stata inibito solo il trattamento a base di staminali e non, ad esempio, il trapianto di midollo osseo in bambini affetti da gravissime malattie ematiche, “le quali di certo esigono condizioni ottimali sotto il profilo sia igienico che strutturale”.

La mancanza di dati scientifici del trattamento proposto “su accreditate riviste internazionali che ne giustifichino l'uso”, addotta dall'Aifa per bocciare il protocollo Stamina, Flaim richiama il nulla-osta concesso dal direttore della Sperimentazione clinica dell'agenzia stessa Carlo Tomino che, ancora nell'agosto dell'anno scorso, non ravvedeva “ragioni ostative al trattamento indicato”. Infine, l'Aifa non avrebbe tenuto in debito conto “i benefici derivati alla paziente Celeste Carrer dal trapianto di cellule staminali, attestati dalla stessa struttura pubblica somministrante”.

A questo punto, gli Spedali dovrebbero assumere su di sé la cura anche di D. La palla passa a ministero e Aifa, che pare non abbiano ancora visionato le cartelle cliniche dei bambini oggetto delle cure e che certo si muoveranno.

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