Il campione di parkour rischia la paralisi 

Abdallah Inshasi è ancora in ospedale a Trento: intervento chirurgico riuscito, ma il giovane di Gaza ha una vertebra rotta



ROVERETO . Ha rischiato di farsi male migliaia di volte, saltando tra le macerie di Gaza devastata, sulle rovine su cui ha contribuito a creare il Pk Gaza, il più famoso gruppo di atleti parkour palestinese. Un destino beffardo ha voluto che proprio durante un’esibizione “facile”, nella sede delle Formichine, gli sia costata una frattura a una vertebra che potrebbe causargli una paraplegia. Adballah Inshasi, il ventinovenne di Gaza che da alcuni anni vive in Italia, era a Rovereto proprio per insegnare ai giovani roveretani i rudimenti della tecnica del parkour, venerdì al “Centro anch’io” di viale Trento, e in questi giorni si sarebbe dovuto presentare in un’azienda di Calliano per iniziare unh periodo di prova. Perché Adballah Inshasi, che ha 29 anni, è un rifugiato politico: non può tornare nel suo paese, e ha bisogno di lavorare. Ma in questo momento è in una stanza del reparto di rianimazione dell’ospedale Santa Chiara di Trento, dove è ricoverato dall’infortunio di sabato. Per fortuna, la frattura alla vertebra non ha provocato fuoriuscite di midollo spinale. Ma il grosso ematoma che si è formato in conseguenza della frattura ha esercitato pressione sul midollo, e le conseguenze sono in questo momento imprevedibili. All’ingresso in ospedale, Abdallah aveva perduto la funzionalità della gambe. Una conseguenza immediata della frattura, ma dopo l’intervento chirurgico d’urgenza a cui è stato sottoposto sabato notte (che i medici trentini hanno definito “riuscito”) non ci sono certezze sul suo recupero. Verrà presto trasferito - forse già oggi - nel reparto di neurochirurgia. Non è in pericolo di vita ma il rischio vero è che non possa più praticare il parkour, né camminare. Sulla sua storia, il cineasta roveretano Emanuele Gerosa sta preparando un film da qualche anno. Ora invece è costretto a filtrare per Abdallah i saluti e gli incoraggiamenti di centinaia di persone che hanno seguito le gesta dello sfortunato atleta palestinese.

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