I medici dei campi profughi si offrono contro la pandemia 

La proposta di venti siriani. Hanno dato la loro disponibilità al Comitato per l’ospedale di Ala che a questo punto invita la Provincia a portare a 60 posti la struttura di piazza Giovanni XXIII



Ala. Ci sono venti medici siriani disponibili a venire in italia ad aiutare il paese ad affrontare l'emergenza covid-19. lo segnala per conto del "comitato per l'ospedale di ala" roberto franchini. «consapevoli dell'emergenza - scrive - poco meno di un mese fa ci siamo rivolti all’assessora provinciale alla sanità, stefania segnana e al direttore dell’azienda sanitaria, paolo bordon, inviando l’esito di una nostra ricerca, eseguita con spirito di collaborazione. si tratta di un’offerta che abbiamo ricevuto dai sanitari siriani ancora presenti nei campi profughi, lungo la linea di confine fra la turchia e la siria. una loro prima squadra di una ventina di specialisti ha dato la sua disponibilità a venire provvisoriamente in aiuto dell’italia e in particolare del trentino. ci è sembrato molto rilevante il gesto di un popolo già vittima di una situazione molto difficile che riesce comunque a offrire solidarietà ad altri». il comitato, già ad inizio emergenza, era stato tra le voci che avevano richiesto un impiego della struttura alense per l'emergenza, cosa che si è concretizzata proprio in questi giorni. la nuova proposta era stata accompagnata da un'altra idea, sempre presentata alla provincia, e che di nuovo riguarda l'ex ospedale di ala. e cioè fare un nuovo intervento sulla struttura, per farne una struttura autonoma dalla apsp di avio e gestita da una clinica convenzionata. «passare cioè - scrive il comitato - da una capienza di 40 posti letto a 60, da utilizzare subito come emergenza per il covid – 19, successivamente da impiegare come lungo degenza e come rsa. la lungo degenza, in provincia, è infatti affidata quasi tutta alle cliniche private di arco. si sa, a questo proposito che l’alto garda diventa sempre più irraggiungibile per via del traffico. ala invece, non è servita solo dalla statale ma anche dall’autostrada e dalla ferrovia. ciò la rende più facilmente accessibile anche da trento e rovereto. non solo, quindi, per la vallagarina. i pazienti della lungo degenza sono per lo più anziani e quindi anche le terapeutiche visite dei parenti sono molto più incoraggiate. senza escludere i posti di lavoro che questa soluzione creerebbe nella zona».













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