Aquaspace, quattro licenziati in tronco 

Ieri l’incontro con il sindacato in Confindustria, subito dopo la comunicazione agli interessati: da oggi rimarranno a casa


di Giuliano Lott


ROVERETO. Appena terminato l’incontro con i sindacati, convocati con urgenza ieri mattina alla sede trentina di Confindustria, i vertici di Aquaspace hanno fatto chiamare i quattro lavoratori che da oggi restano senza lavoro. Licenziati, da un giorno all’altro. C’è chi ha pianto, ed è comprensibile, pensando come fare a mantenere la propria famiglia, senza il minimo preavviso.

Questa è la soluzione che l’azienda ha trovato per porre rimedio all’impasse in cui si trova: nei giorni scorsi il Gip di Trento ha rigettato la richiesta di dissequestro dell’impianto di depurazione, considerata l’opposizione dei pm Davide Ognibene e Alessandra Liverani. I quali non solo hanno ottenuto la conferma del sequestro, ma anche ulteriori prescrizionio per l’azienda. La Dda di Trento vuole infatti accertare che ciclo segua l’impianto per il trattamento delle acque piovane. In poche parole, la Procura vuole capire se l’azienda abbia utilizzato la cadenza di forti fenomeni meteorologici (ad esempio forti piogge) per diluire nell’impianto per l’acqua piovana sostanze inquinanti o nocive. Tuttavia, ha assicurato ai sindacati il consigliere delegato di Aquaspace Karim Tonelli, non è questa la ragione della decisione radicale dell’azienda. Che a dire di Tonelli si è invece adoperata per limitare al minimo possibile gli esuberi.

L’incontro con il sindacato non è terminato a tarallucci e vino, tra i delegati c’è chi ha usato toni duri nei confronti dell’azienda. «Vergognatevi» ha commentato Mario Cerutti della Cgil dopo aver appreso assieme ai colleghi Ivana Dalforno (Cisl) e Osvaldo Angiolini (Uil) che l’azienda non ha alcuna intenzione di riassorbire i quattro prescelti all’interno del gruppo, né di offrire loro una buonuscita di favore, se non altro per decenza, vista la totale mancanza di preavviso. Ma c’è preoccupazione anche per tutti gli altri dipendenti, i 10 rimasti ad Aquaspace, e i circa 60 di Tessil 4: l’azienda, che utilizza per i suoi filati l’impianto di depurazione biologico di Aquaspace, ha già spiegato di voler chiudere se non verrà trovata una soluzione entro la fine di settembre. Una soluzione sulla quale anche il sindacato inizia a nutrire un profondo pessimismo. «Il comportamento e l’atteggiamento tenuto dall’azienda nei confronti dei propri dipendenti è inaccettabile - sbotta Cerutti - sopratutto se consideriamo i roboanti proclami a riguardo. Purtroppo tutto questo denota un livello di considerazione dei propri dipendenti che lascia molto perplessi e certo non fa ben sperare per il futuro».

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