Il giudice: Coop, licenziamenti illegittimi 

Cuccaro ha ordinato il reintegro dei tre dipendenti del punto vendita di Bolognano: «Nessuna prova che abbiano rubato» 


di Gianfranco Piccoli


RIVA. Potranno tornare al lavoro i tre dipendenti della Coop Alto Garda, tutti all’epoca dei fatti impiegati nel punto vendita di Bolognano, licenziati nell’ottobre dello scorso anno. Non solo: la Coop dovrà corrispondere tutte le mensilità non versate sino ad oggi. In alternativa i tre lavoratori potranno andarsene dopo aver incassato un’indennità di quindici mensilità. Lo ha stabilito con un’ordinanza il giudice roveretano Michele Cuccaro al termine del procedimento che vedeva di fronte i tre lavoratori e la cooperativa rivana.

La vicenda all’epoca aveva destato clamore, anche perché ad essere colpiti dal durissimo provvedimento, il licenziamento per giusta causa, erano state le posizioni apicali del negozio di Bolognano: il responsabile del negozio (difeso dall’avvocato Mauro De Pascalis di Bolzano), il vice responsabile e un capo reparto (difesi dagli avvocati rivani Lorella Sitzia, Silvia Bombardelli e Anna Gnuffi), tutte persone che hanno già una certa anzianità di servizio.

Ai tre dipendenti era stato contestato di aver consumato, in cinque distinti episodi, bevande alcoliche che solo in un caso – a detta dell’azienda – erano state pagate e solo dopo essere stati sorpresi da un collega. L’episodio più rilevante è quello del 25 settembre 2017, quando per la cooperativa i tre avrebbero prelevato, senza pagarle, dodici bottiglie di birra, poi ritrovare in un sacco con altri prodotti del punto vendita nell’isola ecologica che si trova nei pressi del negozio. I tre hanno sempre respinto con forza le accuse (per altro in uno degli episodi contestati uno dei tre non era fisicamente presente): “Se abbiamo bevuto alcolici, lo abbiamo sempre fatto al di fuori dall’orario di lavoro e sempre pagando le consumazioni”, hanno ripetuto all’azienda prima e al giudice poi.

Le accuse che hanno portato Coop Alto Garda al licenziamento secondo il giudice Cuccaro non sono avvalorate da alcuna prova. Il ritrovamento delle bottiglie nell’isola ecologica riservata alla Coop, secondo il giudice non ha alcun valore: più testimonianze, infatti, sono concordi nell’affermare che l’isola ecologica non è chiusa e che chiunque (come per altro pacificamente accaduto più volte) può accedervi e lasciare immondizia. Non solo: secondo il giudice non vi è prova alcuna che le bottiglie consumate non fossero state pagate. Coop Alto Garda ha prodotto tutti gli scontrini relativi alle giornate 23, 24 e 25 settembre con l’intento di dimostrare che non c’era un acquisto unico di dodici bottiglie della marca ritrovata nell’immondizia, ma solo alcuni acquisti separati. Per il giudice questa non può essere portata come prova del comportamento scorretto dei tre dipendenti, che potrebbero aver acquistato separatamente le bevande.

Infine, argomenta il giudice, la frase “Scusami...” riferita dal caponegozio, nell’immediatezza dei fatti, al direttore di Coop Alto Garda non può avere valore di confessione, perché le scuse potevano essere riferite al fatto di aver bevuto all’interno dello stesso negozio. Lo stesso direttore di Coop Alto Garda ha detto di fronte al giudice che il capo negozio aveva fatto intendere di aver pagato le bevande. Insomma, per il giudice (che pur ha definito “non ineccepibile” il comportamento tenuto dai tre) Coop Alto Garda non ha esibito una sola prova a sostegno del comportamento scorretto. Da qui il reintegro immediato. Ora Coop Alto Garda, che è rappresentata dall’avvocato Filippo Valcanover, ha trenta giorni di tempo per impugnare l’ordinanza del giudice: “Faremo le nostre valutazioni con il legale”, il lapidario commento del commissario Maurizio Postal.















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