Acqua certa per i frutteti «Dal Noce o dai bacini» 

Domani a Taio sarà presentata la bozza di protocollo d’intesa tra la Provincia  e il Consorzio irriguo Val di Non. Girardi: «Le soluzioni possibili sono solo due» 


di Giacomo Eccher


TAIO. Domani alle 18, nella sala Cocea, presentazione della proposta di protocollo d’intesa tra la Provincia ed il Consorzio Val di Non, il consorzio di secondo grado che rappresenta 40 dei 50 Cmf (Consorzi Miglioramento Fondiario) della valle di Non.

La bozza di protocollo, che è ancora in discussione soprattutto per quanto riguarda la partita delle risorse ed il rapporto con le previsioni del PSR (Piano Sviluppo Rurale), arriva a distanza di quasi un anno e mezzo dalla costituzione del Consorzio Val di Non e rappresenta un primo passo concreto lungo l’impegnativo percorso nella ricerca di soluzioni alle criticità emerse nel corso degli ultimi anni. Uno in primis, l’applicazione del DMV (Deflusso Minimo Vitale dei corsi d’acqua) che va ad incidere, in alcuni casi in modo molto pesante fino quasi ad annullarle, sulle concessioni di derivazione di acqua irrigua dai vari torrenti che storicamente alimentano (alimentavano?) le prese.

Relatori dell’incontro, che si annuncia affollato ed interessante date le tematiche in gioco, sono il presidente del Consorzio Val di Non, Ottavio Girardi, e per la Provincia l’assessore all’agricoltura, Michele Dallapiccola ed il dirigente Romano Masè.

«Sia chiaro che siamo ancora a livello di confronto e di proposta, il protocollo prima di avere la nostra adesione dovrà avere contenuti ben definiti e dare tempi e modi per risolvere alcune delle criticità che abbiamo segnalato ormai da anni» - commenta Girardi che abbiamo incontrato nella sede del Consorzio Irriguo Pozcadin di Banco, Casez e Malgolo, consorzio di cui è presidente da ben 31 anni. Due in particolare le questioni in gioco nel protocollo, l’applicazione rigida o meno rigida delle normative sul DVM che impongono il rilascio in alveo, a prescindere dalle concessioni in essere, di almeno 2 litri al secondo di acqua per ogni kmq del bacino imbrifero di alimentazione, e la ricerca (con garanzia) di fonti di derivazione irrigua necessarie per irrigare ogni estate i circa 6.700 etteri di frutteti oggi presenti in valle di Non.

Come ricorda Girardi, attualmente per quanto riguarda il DMV ci sono criticità diverse nella valle ma per alcuni territori applicare il rilascio vuol dire in pratica cancellare le concessioni: «Penso al torrente Verdes sul versante monte Roén: con il DMV come è oggi i laghi di Coredo e Tavon sparirebbero. Ma ci sono problemi pure in altre zone, come per la Tresenga, l’emissario dei Tovel. Come comparto agricolo in questi anni abbiamo fatto uno sforzo importante per arrivare quasi al 100% di irrigazione a goccia che ha ridotto da 0,50 a 0,30 litri al secondo per ettaro il consumo, ma serve acqua certa. Ed è qui che ci aspettiamo risposte» - afferma Girardi.

Risposte che ovviamente presuppongono scelte politiche (ad esempio sulle concessioni richieste sul Noce, in val di Sole) e quindi conseguenti risorse. «Siamo ormai agli sgoccioli della legislatura, il PSR 2014 – 2020 destina a questo scopo 6 milioni ma servirebbero più risorse e soprattutto una garanzia per il futuro» - sottolinea Girardi. Parlando di acqua certa, due sono le ipotesi, la derivazione dal Noce in quota (leggi val di Sole) ma servono non 6 ma 60 milioni ammesso che la concessione arrivi…o incrementare la rete dei bacini a scopo irriguo per economizzare la precipitazioni primaverili ed invernali. «La terza ipotesi di cui si parla, il pompaggio dal lago di Santa Giustina, può essere il soccorso temporaneo per i Cfm rivieraschi ma sopra una certa quota ha costi insostenibili. Dunque dobbiamo restare nelle prime due» - conclude Girardi.















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