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Lavoro: in arrivo in Trentino 8,6 milioni per le politiche attive

Il patto per il Lavoro siglato oggi da Provincia, categorie economiche e parti sociali. Simoni: ricalibrare la formazione



TRENTO. Dopo un anno di incontri e confronti con oltre cento esperti di lavoro, ricerca, formazione e sociale, gli Stati generali del lavoro si sono chiusi oggi, 4 marzo, con la presentazione del rapporto finale.

Il documento evidenzia due principali sfide - quella delle "Transizioni" e quella dello "Sviluppo" - rispetto alle quali sono state individuate 20 proposte concrete e tre progettualità, focalizzate in particolare sull'inserimento o reinserimento lavorativo di giovani, donne e persone a rischio esclusione, nonché sul potenziamento della formazione di base e continua, sull'innovazione sostenibile e sulla digitalizzazione di imprese e servizi pubblici.

A margine dell'incontro - si legge in una nota della Provincia - l'assessore provinciale allo sviluppo economico, ricerca e lavoro Achille Spinelli, il presidente del Coordinamento provinciale imprenditori, Roberto Simoni, e il segretario generale della Cgil del Trentino, Andrea Grosselli, in rappresentanza di Cgil, Cisl e Uil, hanno sottoscritto il nuovo Patto per il lavoro in Trentino.

Il documento apre una nuova fase condivisa di attuazione degli indirizzi individuati dagli Stati generali del lavoro. Gli Stati generali del lavoro, voluti dalla Provincia per definire il nuovo corso dell'economia trentina post-pandemia, ha coinvolto 14 esperti stabili, dodici esperti tecnici, dodici special advisor e 66 audit, per un totale di 104 rappresentanti del mondo del lavoro, dell'impresa, della ricerca, dell'innovazione, della formazione, della cooperazione e della società civile nel panorama locale, nazionale e internazionale, coordinati dal giuslavorista Riccardo Salomone, presidente di Agenzia del lavoro. 

"Grazie al Pnrr, in Trentino arriveranno 8,6 milioni di euro da destinare alle politiche attive sul lavoro. Sarà nostro impegno assicurare il giusto appoggio alle persone che in questo momento non lavorano e non si stanno formando e a chi non ha la possibilità di entrare nel mercato lavorativo". Lo ha detto l'assessore allo sviluppo economico e al lavoro della Provincia di Trento, Achille Spinelli. "Firmiamo oggi un patto per il lavoro che rappresenta la fine di un lungo percorso di approfondimento voluto da Provincia di Trento, sindacati e coordinamento degli imprenditori. La fase successiva sarà la sua attuazione, con l'obbiettivo di avvicinare il mondo della formazione alla realtà delle imprese", ha aggiunto Spinelli. 

"Abbiamo bisogno di ricalibrare la formazione delle figure tecniche: non sono convinto che dalle nostre scuole escano persone con le competenze richieste dalle aziende. C'è da lavorare su percorsi scolastici e post scolastici, in sinergia e collaborazione con le aziende trentine per individuare e formare figure da inserire con soddisfazioni economiche e di carriera, attraendo anche persone provenienti fuori provincia (non dimentichiamo che siamo in calo demografico)".

Così, il presidente il presidente del coordinamento degli imprenditori trentini, Roberto Simoni.

"Anche sul tema dell'artigianato e del manifatturiero, c'è qualche gap da colmare su percorsi scolastici non particolarmente attrattivi e richieste aziendali, sempre più interessate alle competenze digitali. Dobbiamo creare un laboratorio dove costituire processi innovativi per collegare scuola, mondo della formazione e imprese", ha aggiunto Simoni.

Sulla qualifica del lavoro è intervenuto anche il segretario generale della Cgil, Andrea Grosselli, che ha chiesto un maggiore impegno sul fronte delle politiche per l'impiego. "Lo Stato - ha spiegato - sta raddoppiando gli addetti e rafforzare reti servizi privati per qualificare i servizi, pertanto chiediamo alla Provincia di Trento di puntare sulle politiche attive del lavoro e sui servizi pubblici per l'impiego, perché non vogliamo che chi si trovi in povertà non possa avere gli strumenti per uscirne". Grosselli ha inoltre posto l'accento sul problema demografico, evidenziando come, rispetto a 15 anni fa, nel "mercato del lavoro trentino mancano oggi 20.000 giovani sotto i 35 anni".













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