femminicidi

«Dite no all’ultimo incontro con lui. Siete in pericolo» 

L’esperta. Christine Clignon, presidente dell’associazione Gea: «In caso di violenza è fondamentale rivolgersi ai centri protetti» 

L'ADDIO. Silandro: venerdì il funerale di Celine, bandiere listate a lutto e "pensieri" per lei su ogni vetrina

LA PROCURA. "Celine aveva denunciato un episodio di percosse e minacce ma per queste fattispecie di reato non è possibile chiedere misure cautelari"

L'ARRESTATO. L'avvocato di Cim: “Mi ha spiegato i fatti ma aspettiamo l'interrogatorio per parlare”

IL CASO. Celine lo aveva denunciato

IL RETROSCENA. Lui si era licenziato per pedinarla, lei voleva festeggiare con gli amici la fine del rapporto


Paolo Campostrini


BOLZANO. Quali parole ancora? Uno pensa: non bastano più. E invece no: «Dopo la morte di Celine ne servono ancora. E dette sempre più forte». Silvia Camin guarda la sua agenda e vi legge: 23 settembre, Frauenmarsh. La marcia delle donne. Era in calendario da un po’ prima di tre giorni fa. Con la data già sottolineata in rosso. E adesso? «Andremo a bussare alle porte della Provincia, in piazza Magnago». Per dire? «Che di parole siamo stanche pure noi: servono i fatti». Ecco cosa sta producendo l’ennesimo femminicidio in questa terra, ormai il terzo in pochi mesi: una rabbia senza fine, che rischia di finire senza speranza.

Silvia Camin, che guida il consultorio Aied, presidia la prima linea di fronte di questo contrasto mai smantellabile alla violenza di genere. Che ingrossa un elenco di vittime colpevoli solo di essere donne: 33 soltanto in Alto Adige dal 1992 ad oggi. All’Aied avevano appena finito di commentare anche un dato: una donna su tre, più del 37%, non ha un proprio conto corrente. «Purtroppo si inizia sempre da qui a guardare dentro le ragioni della straziante insopprimibilità del patriarcato», dice a sua volta Christine Clignon, «perché è da questo che occorre partire». Vuol dire, la presidente di Gea,il centro antiviolenza, che le botte, le coltellate, l’orrore del femminicidio galleggiano sempre sul grande stagno della disparità di potere.

Christine Clignon, perché è così decisivo il potere e le sue disparità tra i generi?

È nel potere, tra i suoi meccanismi, che ha la sua base storica il patriarcato. Chi lo detiene non accetta di privarsene.

Potere solo economico?

Non solo. Anche se i dati ci dicono che tante volte è decisivo. Lo è in particolare all’interno delle mura famigliari, e sta alla base in innumerevoli casi di violenza domestica.

E i femminicidi?

Sono la punta dell’iceberg. Perché migliaia di donne accettano le violenze quotidiane proprio per la ragione che non sono in grado di ottenere l’indipendenza economica. Ma la matrice patriarcale nelle une e negli altri è chiarissima.

Anche a Silandro con Celine Frei Matzhol?

Se la relazione si fa tossica e Celine decide di interromperla, ecco che l’uomo, l’ex compagno, vede in questa decisione un attacco al proprio potere. E l’ultima possibilità per riaffermarlo, all’interno della logica patriarcale, è di chiudere i conti per sempre. Il potere, in questi uomini violenti, non accetta ribellioni.

Come se ne esce?

Dal patriarcato?

Anche.

La strada è lunga. E osservando quello che ci accade intorno, a volte disperante. Richiede impegno personale e pubblico, cioè politico. Cultura, istruzione, scuola, dialogo, giustizia e pene. C’è un’altra strada: cercare sostegno nei centri antiviolenza.

Lì che cosa accade?

Avviene una prima valutazione del rischio. Quello che sta correndo la donna mentre prosegue il suo rapporto con un uomo che ha già dato prova di comportamenti violenti. E non solo di tipo fisico.

Per arrivare dove?

A dire no al classico ultimo incontro richiesto dall’ex partner. È lì che, anche statisticamente, si annida in pericolo vero.

Che cosa suggerite?

Dire no. Dire che tutto è stato giù detto. E nel caso questo primo diniego non fosse ritenuto sufficiente per mille ragioni, andare all’incontro mai sole, sempre accompagnate. E, meglio, in un luogo pubblico e molto frequentato. Niente case, auto, spazi solitari.

Ha un senso mettere sul tavolo anche le differenze culturali e le provenienze degli assassini, a Rovereto come a Silandro?

Solo se si vuole fare propaganda elettorale. Altrimenti bastano i numeri.

Quali?

Guardando agli ultimi 8 femminicidi qui, in tre anni, 5 sono stati compiuti, e in modo efferato, da sudtirolesi doc. Si riduce la portata tragica della violenza di genere e dei femminicidi nel nostro Paese se la si pone in relazione solo con la presenza straniera. Il centro antiviolenza opera h24, ha il numero verde 800276433. Gli alloggi protetti sono attivabili con questo altro numero: 800892828.













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