Al voto con gli occhi pieni di orrore



Nemmeno le parole aiutano a descrivere quale violenza brutale abbia scatenato Hamas in Israele. Difficile descrivere l’orrore assoluto. Difficile guardarlo in faccia, nelle sue derive mostruose. Difficile immaginare fino in fondo le reazioni di Israele. Difficile anche prefigurare quanto ogni scelta, ogni attacco e ogni spietata vendetta condizioneranno gli equilibri di un pianeta impaurito e stremato. Se la guerra in Ucraina - che ora rischia di allontanarsi ancor di più dal nostro sguardo - è rimasta “territoriale” per diverse ragioni, a cominciare dalla compattezza dell’Occidente, la guerra scatenata da Hamas è globale fin dal primo istante. Perché coinvolge tutti. Iniziando da chi già si divide sulle piazze di mezza Europa, tifando per gli uni o per gli altri, talvolta immemore rispetto alla storia che ha alle spalle quel pezzo di mondo. Difficile dire, ora, quanto tutto questo modificherà il nostro presente e persino queste imminenti elezioni provinciali che molti altoatesini sembrano vivere come qualcosa di distante. Vuoi perché la politica sta uscendo dai dibattiti tradizionali per cercare di intercettare in modi nuovi e in parte indefiniti gli elettori. Vuoi perché il contesto internazionale appunto travolge tutto. Vuoi perché cresce la disaffezione nei confronti di un voto che molti, purtroppo, considerano sempre meno utile. Eppure il voto di domenica prossima condizionerà il cammino di questo territorio nei prossimi anni. Determinerà il peso della Svp. Gli equilibri interni al partito di raccolta. Il ruolo dei partiti della destra tedesca che non lontano da qui (vedi le ultime elezioni in Germania) continuano a crescere. La reale portata di movimenti vicino al mondo del “no” (non solo rispetto ai vaccini) e, ancora, il peso dei singoli partiti italiani. Peso due volte determinante: perché se in consiglio torneranno otto o più italiani o se ce ne saranno sette o di meno, anche in giunta gli italiani peseranno meno. E perché fra i partiti italiani si gioca una gara simile a quella fra Golia Svp e Davide Widmann nel mondo tedesco. Per entrare in giunta, Fratelli d’Italia deve infatti dimostrare d’essere anche qui il primo partito italiano. La Lega farà di tutto per impedirlo e per restarci, in giunta. Il Pd cercherà di sorprendere gli uni e gli altri per tornare a palazzo Widmann. I pentastellati dovranno almeno confermare il risultato di cinque anni fa. I civici e i “maturiani” dovranno invece cercare di esserci e di poter contare almeno un po’. E altri partiti prevalentemente a trazione tedesca (come i Verdi e il TeamK, ad esempio) dovranno dimostrare di poter rappresentare anche gli italiani. Per tutti, ci sono solo sette giorni per convincere i tanti (troppi?) indecisi.













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