l’anniversario

Muse, dieci anni di successi: 4 milioni e 660 mila visitatori, 135 mostre e 250 eventi. Grande festa serale

Celebrazioni al via con il tutto esaurito fin dal primo mattino 

L'INTERVISTA. Il presidente Zecchi: «Qui dialogano scienza e filosofia»



TRENTO. Prima il bilancio con le autorità, poi la grande festa serale. Con la conferenza stampa "MUSE in continua evoluzione" hanno preso il via sabato mattina i festeggiamenti per i 10 anni del MUSE - Museo delle Scienze, già sold out dalle prime ore della giornata (con oltre 4.500 persone prenotate dalle 10 alle 22).

Il presidente MUSE Stefano Zecchi, il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, l’assessore all'istruzione, università e cultura della Provincia Mirko Bisesti, l'assessora alla cultura del Comune di Trento Elisabetta Bozzarelli, il direttore MUSE Michele Lanzinger e il presidente del Comitato scientifico MUSE Alberto Garlandini hanno tracciato un bilancio su quanto è stato fatto fino a ora e indicato le linee future.

 

Il programma serale ha animato gli spazi esterni del museo con il talk scientifico “Dal passato al futuro attraverso l’Antropocene, l’era dell’umanità”, lo spettacolo “Corvidae. Sguardi di specie” di Martà Cuscunà, il concerto pop dei Colla Zio, gli spettacoli di video-mapping e danze acrobatiche sulla facciata del museo e djset fino a tarda notte.

In conferenza stampa ha portato i suoi saluti il presidente Maurizio Fugatti, ricordando che "Il Muse è un motivo di orgoglio per chi ci lavora, per le istituzioni e tutta la comunità trentina. In questo luogo si è passati da una realtà industriale a una realtà museale e culturale. A suo tempo ci volle coraggio per fare questo salto. Ma il coraggio ha dato i risultati che vediamo oggi e che vedremo in futuro. Il direttore ha fortemente creduto in questo progetto e condividiamo lo stesso orgoglio con voi, festeggiando insieme questo compleanno perché Trento - e il Trentino - se lo meritano".

L'assessore all'istruzione, università e cultura Mirko Bisesti, ha ricordato "Il MUSE fa un lavoro importante nel territorio, con la rete museale che ha costruito: a Ledro o Predazzo solo per citare alcune delle sue sedi territoriali. Questa rete territoriale caratterizzerà il nostro territorio come un museo a cielo aperto. Grazie al presidente Fugatti per l’investimento fatto e per la fiducia data alle persone lavorano nel museo, nel prossimo futuro prossimo potremo fare ancora meglio, anche per renderlo un’organizzazione ancora più internazionale".

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Scienza, natura, sostenibilità e società; attorno a queste parole, dieci anni fa, si è formato il MUSE, grazie all’importante investimento della Provincia autonoma di Trento che ha voluto donare alla comunità un nuovo centro culturale e una leva di sviluppo. È grazie al costante supporto assicurato in questi anni dalla Provincia che è stato infatti possibile sviluppare l'attività ordinaria e progettuale del museo.

La declinazione di quelle parole chiave ha trovato forma nella struttura e negli allestimenti del nuovo museo delle scienze, in un dialogo che continua a rappresentare un unicum nel panorama internazionale. Attivo, attrattivo, memorabile, i tre aggettivi che lo rendono speciale. Inedita commistione tra museo di scienze naturali e science centre, il MUSE ha saputo fin da subito porsi quale punto di riferimento per la museologia contemporanea e centro di aggregazione culturale per il territorio, grazie a un’attività incessante fatta di mostre (135), laboratori e attività per le scuole (200), eventi per il pubblico (250) e attività di ricerca (con 858 pubblicazioni scientifiche) e comunicazione della scienza a disposizione dei vari utenti. In 10 anni, grazie al suo impegno, il museo ha ospitato oltre 4 milioni e 660 mila visitatrici e visitatori. Persone di tutte le età e le provenienze, in molti casi tornate più volte a visitare i suoi spazi perché “al MUSE, c’è sempre qualcosa di nuovo da fare”, come ama ricordare il direttore Michele Lanzinger.

Numeri importanti e noti a molti, frutto anche della capacità del museo di intessere relazioni e sviluppare progetti con le realtà culturali, sociali ed economiche, basti pensare alle 200 partnership con enti e fondazioni, realtà che hanno portato a sviluppare progetti specifici e hanno consentito di sostenere l’azione del MUSE come interprete, nella sua essenza, di una nuova idea di museo di scienze. “Non semplici sponsorizzazioni – spiega il direttore – ma un rapporto innovativo con gli stakeholder privati, col fine di rivolgerci alla comunità e contribuire alla conoscenza delle questioni riguardanti lo sviluppo sostenibile”.

Il rapporto con l’economia locale – infine - è caratterizzato anche dai benefici riversati sulle più di 860 aziende fornitrici e le 281 persone che lavorano presso il MUSE e le sue sedi territoriali.

Numeri a parte, ripercorrere la storia dei suoi dieci anni, è compiere un percorso che si intreccia con i temi della contemporaneità e le questioni più accese e dibattute. Al dialogo tra scienza, natura e società, infatti, si è affiancato un lavoro importante di sensibilizzazione e comunicazione dei temi scientifici legato al concetto di sostenibilità e agli obiettivi dell’Agenda 2030, ricompresi nel più recente filone dell’Antropocene, dedicato all’impatto dirompente dell’essere umano sulla biodiversità e la natura.

Sebbene la sperimentazione di linguaggi differenti sia sempre stata una cifra caratterizzante le attività MUSE, soprattutto per quanto riguarda quelle per il pubblico, le ultime mostre hanno imboccato con decisione la strada dell’intersezione tra discipline scientifiche e umanistiche, dalla filosofia all’arte. Progetti che hanno dato un respiro più ampio al campo di azione del MUSE.

E ancora, l’ultima frontiera, la sfida che il MUSE ha deciso di porsi, ossia il coinvolgimento dei “non pubblici”, grazie a specifici progetti di inclusione e accessibilità, di cui è stata espressione più compiuta e recente nella masterclass “Progettare l’inclusione”, organizzata proprio in occasione del decimo compleanno del museo.

LA STORIA

27 luglio 2013. Da qui parte il MUSE. Ma la sua storia viene da lontano, dalle mura di un palazzo storico nel centro della città, in cui aveva sede il Museo Tridentino di Scienze Naturali. Lì hanno sede le prime grandi mostre interattive che – grazie al richiamo dei temi proposti e al conseguente notevole successo di pubblico – costituiscono il seme che fa germogliare la prima idea di MUSE.

Il nuovo Museo delle Scienze nasce come risultato di una contingenza fortunata, che vede la presenza di un’istituzione culturale quale il Museo Tridentino di Scienze Naturali - che proprio alla fine degli anni Novanta era in cerca di nuovo spazi-, la necessità di riconvertire una grande area industriale dismessa, la volontà delle istituzioni pubbliche di prendersi carico di questa operazione e, infine, l’intervento di una firma importante, quella dell’architetto Renzo Piano.

Il direttore Michele Lanzinger riassume il percorso che, a partire dagli anni ‘90, ha portato dal Museo Tridentino di Scienze Naturali fino al MUSE “Possiamo sintetizzare in 3 passi la nostra storia: i primi dieci anni sono serviti per dare vita a qualcosa di diverso rispetto a ciò che era stato fino a quel momento il Museo tridentino di scienze naturali, diverso rispetto allo stesso modello di museo scientifico che negli anni ’80 ancora resisteva. Abbiamo creato un nuovo linguaggio con cui la scienza naturale ha potuto dialogare con la tecnologia, l’innovazione, le scienze umane. Passando per lo sviluppo sostenibile, ben prima degli accordi di Parigi. Il secondo decennio ha confermato che si poteva realizzare un insieme di attività nuove e creative; abbiamo dato vita a molte iniziative innovative e cominciato a ragionare, progettare e dare forma concreta al progetto MUSE. Infine, gli ultimi dieci anni hanno conferito un senso compiuto a tutto questo. Abbiamo consolidato un mix vincente, che all’epoca non esisteva, fra museo naturalistico e science center, fra esposizioni e giochi interattivi: il MUSE. Possiamo affermare che ciò che vediamo oggi è il risultato di un lavoro minuziosa analisi delle buone pratiche internazionali, di studio e sperimentazione creativa di nuove attività, formati e strumenti, che si è dimostrato di grande richiamo per il pubblico”.

IL FUTURO

“Quando sono arrivato a Trento nel 2019 sono rimasto colpito dalla realtà del MUSE. Ho trovato un museo molto dinamico sul piano della ricerca e delle relazioni internazionali, che è l’aspetto su cui io vorrei puntare per il futuro, ossia aumentare la notorietà, le relazioni e anche il pubblico straniero” – racconta il presidente Stefano Zecchi. “L’eredità migliore che possiamo lasciare a chi verrà dopo di noi non è soltanto costituita da ciò che abbiamo fatto ma anche – e forse maggiormente – da ciò che siamo e da quello che siamo riusciti a costruire in termini di “anima”, di identità. Per questo, il lascito di un filosofo, che per cinque anni ha presieduto un museo scientifico, sta proprio nel patrimonio di idee e nel dialogo avviato tra umanesimo e scienza”.

Fra presente e futuro, il MUSE ha molte carte da giocarsi, anche per proseguire nella sua mission di portare sul territorio importanti ricadute, in termini scientifici e formativi, ma anche economici e di visibilità, di presenza, di scambi culturali con il mondo.

In particolare, tra i progetti del museo c’è quello di sviluppare ancor più numerosi percorsi e azioni sul tema dell’accessibilità e dell’inclusione rivolte alle persone con disabilità o più fragili, con una attenzione particolare anche alle povertà educative e alle persone con un background culturale differente. “È quello che oggi passa sotto il nome di welfare culturale” – spiega il direttore Lanzinger. “Un nuovo modello integrato di promozione del benessere e della salute degli individui e delle comunità, attraverso pratiche fondate sulle arti visive, performative e sul patrimonio culturale. È uno dei compiti importanti per un museo, oggi. Su questo stiamo investendo molto”.

I NUMERI

Dalla apertura del nuovo museo (nel luglio 2013) a oggi è successo al MUSE:

135 mostre temporanee allestite

4.660.000 visitatrici e visitatori

71% provenienti da fuori provincia, 20% presenze scolastiche

200 attività educative ogni anno

900.000 persone partecipanti alle attività educative

336 diverse collezioni custodite

5.067.500 singoli reperti che compongono le collezioni

858 pubblicazioni scientifiche prodotte

200 soggetti imprenditoriali coinvolti in partnership

50 i sostenitori aziendali fidelizzati che ogni anno ci accompagnano nei nostri progetti

La biblioteca Gino Tomasi – che cura anche le 2 biblioteche del Museo Geologico delle Dolomiti di Predazzo – nel 2023 ha un patrimonio documentale complessivo che supera le 100.000 unità













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