Personaggi

Stefano Libardoni, da Merano agli schermi tv con chef Borghese

Libardoni lavora in un hotel meranese: sta rappresentando il Trentino-Alto Adige nella trasmissione “Cuochi d’Italia” in cui si sfidano le cucine regionali



MERANO. «Venti cuochi per 20 regioni d'Italia... chi vincerà il 14esimo campionato di Cuochi d'Italia?». Così, il lancio della celebre trasmissione televisiva condotta da Alessandro Borghese in onda su La8 che anche quest'anno eleggerà il miglior chef regionale dello Stivale. E tra questi, in rappresentanza del Trentino Alto Adige, in una stagione del tutto particolare per la gastronomia italiana, nella scorsa puntata (4 marzo si è presentato Stefano Libardoni.

Originario di Levico Terme, lo chef da ormai diverso tempo lavora presso l'Hotel Sonnenburg di Maia Alta. «È meglio il mare o la montagna?», il quesito di Borghese per introdurre i due contendenti nella sfida che ha contrapposto Libardoni contro il suo collega pugliese Mauro Pansini, presentato come lo chef dei vip e con alle spalle un bagaglio di «invidiabile esperienza».

Alla fine, a spuntarla è stato però lo chef trentino-meranese adottivo, grazie all'involtino di coniglio con lucanica, castagne e miele di melata d'abete con il quale è riuscito a conquistare sia il campano Gennaro Esposito sia il toscano Cristiano Tomei, giudici della trasmissione televisiva i quali possono rispettivamente vantare due e una Stella Michelin.

Famiglia di ristoratori.

«Provengo da una famiglia di ristoratori e lavoro in questo campo da ventidue anni. Dopo avere frequentato la scuola alberghiera a Levico Terme ho lavorato nella mia città, per poi girare in una ventina di strutture fino ad arrivare a Merano», ci racconta Libardoni al telefono. Un inizio di carriera, quello dello chef che a Cuochi d'Italia è stato presentato come «L'artista che sforna statue di burro e margarina», partito da una proposta di Paolo Prandel, titolare dell'Hotel Miralago di Levico il quale ha lanciato il giovane cuoco in questo mondo. Tappe a Zurigo, Campiglio, presso l'Isola d'Elba, quindi recentemente anche a San Vigilio di Marebbe, Selva di Val Gardena e Dobbiaco, infine Merano. «Devo molto a Luca Libardi, compianto ex presidente dell'Associazione Albergatori del Trentino, perché è stato lui a fornirmi solide basi e ottime idee, portandomi i libri degli chef più famosi sui quali ho imparato il mestiere. Lui non era cuoco, ma il titolare di un hotel. Conosceva in modo profondo tutta la filiera».

La competizione.

Bocca cucita, invece, su come sia andata la trasmissione nella seconda ed eventualmente nelle ulteriori puntate. Infatti, per contratto ai concorrenti dei programmi televisivi a puntate è vietato rivelare qualsiasi minimo dettaglio su come sia andata la competizione. «Posso solo dire che prossimamente mi vedrete ancora per il secondo turno, ma più di questo non posso rivelare», si limita a spiegare lo chef executive Libardoni.

La concorrenza.

Anno complicato il 2021 per la gastronomia italiana e proprio per questo sono state migliaia le domande di partecipazione alla trasmissione da parte di cuochi che hanno cercato in questa opportunità una vetrina per rimanere sulla cresta dell'onda. «Ho inviato la domanda per le selezioni, siccome eravamo tutti a casa per via del Covid c'era una richiesta enorme per partecipare alla trasmissione. Solo dalla nostra regione eravamo in migliaia, ma alla fine con grande sorpresa e piacere sono stato contattato per rappresentare il Trentino-Alto Adige». Al primo turno Libardoni ha affrontato la Puglia dello chef Mauro Pansini «che ha subito mostrato una grande esperienza e sicurezza, anche se alla prima manche lo ho battuto. Poi, nella sfida sul piatto che lui ha scelto, ovvero un involtino di coniglio con lucanica, castagne e miele di melata d'abete ho avuto ancora la meglio sul mio avversario e così sono passato al secondo turno. Posso dire solo che la prossima sfida andrà in onda a breve. Dovrò portare il gioiello della mia regione e con questo realizzare il migliore dei piatti possibili».

«Che forte Borghese».

Positivo l'impatto con la trasmissione che Libardoni racconta essere assolutamente di alto livello gastronomico per sfide in cui chi sta a casa vede quello che effettivamente accade in studio. «Mi è piaciuto tantissimo Alessandro Borghese. Lo avevo conosciuto per la sua trasmissione “4 Ristoranti” a San Vigilio di Marebbe dove lavoravo e gli avevo detto che prima o poi ci saremmo rivisti: alla fine, è capitato. Borghese mi ha subito fatto sentire a mio agio». Ottimo il feeling anche con i due giudici: «Ho parlato più con Tomei, essendo lui toscano abbiamo chiacchierato dell'isola d'Elba dove ho lavorato in un hotel 5 stelle, ma quello che più ha colpito i giudici è la mia passione per le sculture di burro e detto questo... chissà».













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